Dammi tutto il tuo male
Matteo Ferrario
Formato: Copertina rigida
“Dammi tutto il tuo male” è uno di quei romanzi che stravolgono completamente l’idea iniziale sul genere e tipo di lettura che si sta per affrontare.
Libera da opinioni e informazioni che potessero condizionare la lettura, mi sono lasciata trasportare in questo viaggio dove Andrea, il protagonista, racconta la “sua” verità, i passaggi e il percorso che, da ragazzo perbene e dal carattere schivo, l’hanno portato a diventare un assassino.
“Sono un padre e un assassino”
Cosa saremmo in grado di fare per proteggere chi amiamo? Dove è tratteggiata la linea da non superare per compromettere la nostra vita e passare dalla parte del “male”?
Un male che, una volta compiuto, si impossessa di Andrea, lo porta a riflettere e ripercorrere la sua vita, dall’infanzia con i suoi genitori, la malattia della mamma, l’incontro e la storia travagliata con Barbara e il brutale omicidio.
Una difesa senza giustificazioni, una razionale analisi delle motivazioni che hanno attivato l’interruttore della rabbia, una valutazione che Andrea sembra compiere solo per se stesso, per attenuare la battaglia con la coscienza che lo vede dividersi tra la figura di ottimo padre per la sua bimba Viola, e l’assassino in una notte dove la rabbia ha oscurato qualsiasi freno.
Il racconto di Andrea riesce a dividersi in più parti, nella prima si percepisce e assapora la volontà di crescere una bambina da solo, con le paure e le insicurezze tipiche dei genitori alle prese con il primo figlio, si condivide la difficoltà nel rispondere a certe domande e affrontare determinate situazioni ma ci si commuove di fronte ad un padre che vuole creare un’immagine pura e dolce di una mamma assente.
La parte centrale del romanzo permette di dividere il passato e il presente unendo piccoli tasselli che iniziano a dare un senso all’intera narrazione e ci si rende conto di essersi affezionati ad Andrea, pur non sapendo ancora quale crimine e con quale violenza lo abbia commesso.
Questo lascia il lettore sospeso in attesa di sviluppi che non tardano ad arrivare, nella parte finale, attraverso atti e gesti che riescono a indirizzare il lettore dalla parte del “male”, spalla di quell’Andrea assassino che forse, un pochino, riusciamo a giustificare.
Una parte capace, se analizzata con la giusta attenzione, di far vacillare la certezza che crediamo di governare, di ciò che è bene e male, di ciò che può essere perdonato e quello che deve solo essere un percorso di giustizia.
Quindi, quanto può essere sottile questa linea di accettazione del male?
Le sfide di questo romanzo, scritto in modo perfetto e dalla grande capacità dell’autore di sconvolgere le carte della narrazione in modo elegante e quasi ineccepibile, sono molteplici.
Le due che credo siano le più importanti e che possono essere seme di riflessioni del lettore, vengono rappresentate da quell’asticella che Matteo Ferrario ci consegna e che ci chiede di inserire al livello di separazione tra bene e male, tra male ingiustificabile e non, tra ciò che è giustizia morale e ciò che viene rappresentato dalla giustizia giuridica.
Un’asticella che vedrete salire sempre più, riflettendo sul fatto che siamo uomini schiavi del giudizio facile e governati dalla certezza che “non succederà mai a me”….sicuri?
La seconda sfida è quella di riuscire a leggere attentamente ogni passaggio, analizzando la profondità dei pensieri e i collegamenti che uniscono il passato personale di Andrea al presente di uomo e padre.
Un padre amorevole e premuroso o un assassino crudele e spietato?
Decidete voi…io non ho dubbi!
Un romanzo misterioso ed enigmatico che si legge lentamente, non per pesantezza, ma per necessità di analizzare e capire dove la storia del padre amorevole si unisce a quella dell’assassino.
Una lettura intensa e carica di mistero che scorre senza grandi stravolgimenti ma che riesce a “illudere” il lettore di conoscere già tutti i punti fissi della storia.
Consigliato perchè capace di unire dolcezza e brutalità, riflessioni e una grande capacità di scrittura analizzabile e giudicabile solo alla fine dell’ultima pagina.
Matteo Ferrario è nato nel 1975. Architetto, giornalista e traduttore. Ha scritto due romanzi: Buia (2014) e Il mostro dell’hinterland (2015).
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