Dov’è andato babbo?
– Alessandro Damiani –
Formato: Copertina flessibile
Giudizio Sintetico
L’autore, nel suo romanzo di esordio, racconta la storia di Paolo che, alla soglia dei cinquant’anni, si ritrova con un matrimonio ormai in crisi. È incapace di trovare soluzioni. Sente che la sua fiamma vitale si sta lentamente spegnendo e che l’unica gioia è data dall’amore che prova per sua figlia. Cerca di convincere sé stesso che quella ormai è la sua vita e che deve farsene una ragione. Ritiene che la sua bambina sia ancora troppo piccola per affrontare la separazione dei genitori, ma si domanda se questa situazione le giovi. Cerca di applicare al meglio il concetto di resilienza. Ad un certo punto si rende conto che il tempo è scaduto e che deve porre fine a questa situazione di stallo. Inizia a sentire dentro di sé una forza che mai ha avuto prima. La consapevolezza che si può cambiare e che lo deve fare per sé stesso e per il bene di sua figlia. Quale sarà la strada giusta da seguire? Ad un certo punto degli eventi sincronici lo sconvolgono. Tutto viene rimesso in discussione. L’energia vitale sarà di nuovo prorompente e il mondo intorno a lui tornerà ad essere colorato e profumato di essenze inebrianti.Oltre ad essere una storia avvincente, ricca di suspence e colpi di scena, questo racconto invita ognuno di noi ad essere coraggioso, positivo e a mettersi in discussione per riprendersi la propria vita.
“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano” canta Venditti.
Ci sono però anche storia d’amore che, per diversi motivi e non sempre imputabili a qualcuno, a un certo punto si esauriscono di tutta quell’energia creduta infinita da due persone che si sono scelte, legate e che hanno magari costruito una famiglia assieme.
È proprio la fine di una storia d’amore e l’incapacità di accettarlo che spesso da vita a dinamiche ricche di dubbio e sofferenza, rancore e violenza psicologica, dinamiche da cui sembra impossibile uscire vedendo, anche solo da lontano, una flebile luce.
Alessandro Damiani ci racconta in questo romanzo la storia di una separazione, vista però da una prospettiva atipica ovvero quella del padre.
Le vicende raccontate in questa storia prendono spunto da moltissime reali esperienze di separazione dove, e purtroppo se ne parla poco, sono i padri a dover subire i comportamenti deplorevoli delle mogli.
Quando all’interno di questi attriti ci sono poi dinamiche che riguardano anche i figli, le situazioni si complicano, ed è qui che inizia questa storia dal titolo molto significativo, perché il protagonista, Paolo, spesso deve uscire di casa per scappare dalle urla della moglie che non riesce a preservare neppure la figlia dalla propria rabbia e dal proprio rancore.
È proprio la bambina che spesso, al culmine di questi litigi non trovando più il padre si chiede, “dov’è andato babbo?”
In questa storia, che ci viene narrata in poco più di cento pagine, assistiamo a una trama complessa, dolorosa, struggente ed emotiva che vede un marito sopraffatto e sofferente di fronte all’impotenza nei confronti del rancore della propria moglie, del dolore della propria figlia ma anche del dubbio che diventa assillante di fronte a decisioni ormai impellenti da prendere.
Assistiamo alla genesi di conflitti dovuti alla staticità di un lungo rapporto, a discussioni tra coniugi, alle urla di essi, alla sofferenza di una bambina che suo malgrado non viene preservata e all’impossibilità di poter vivere appieno le emozioni positive della vita, ma soprattutto alla necessità di riscuotersi dall’indifferenza e giungere a una decisione che sia definitiva e salvifica per tutti.
Una parte importante viene dedicata alla psicologia e ai meccanismi psicologici che subentrano in queste situazioni, non solo legati ai rapporti umani esterni alla coppia e quindi al bisogno di parlare con qualcuno di ciò che accade come elemento benefico, ma soprattutto legata alla psicosomatica che lancia allarmi ben prima che riusciamo ad accorgercene.
Paolo è un uomo che si sente impotente, devastato dai sensi di colpa, consumato dalla sofferenza che gli scontri provocano nella figlia ma è soprattutto un padre deciso nel mettere al primo posto la piccola accettando di fare qualsiasi cosa pur di tutelarla e farla soffrire il meno possibile.
A complicare la situazione già travagliata è, quasi pronosticato dalla psicologa, l’arrivo di Francesca una donna che, forse in modo meno marcato, vive l’esaurirsi della propria storia d’amore con il marito e che con Paolo torna a vivere attraverso quel sole che solo un amore travolgente riesce a riaccendere.
Anche provando a controllarlo, anche provando a resistergli l’amore riaccende la vita e rende necessarie scelte rimandate per troppo tempo.
Ed è proprio questa storia d’amore “sbagliata” ma travolgente che aiuta Paolo ad affrontare la battaglia per se stesso e per la figlia ma anche per questo amore che l’ha reso di nuovo felice e capace di godere della bellezza della vita.
Chissà se i nomi dei due protagonisti sono casuali o vogliono suggerirci anche essi qualcosa: in fondo Paolo e Francesca resi celebri da Dante, non hanno avuto la possibilità di decidere, di rifarsi una vita, e di poter vivere il loro amore alla luce del sole; qualcuno ha scelto per loro e quella scelta li ha condotti alla morte e anche condannati eternamente vergando i loro nomi nell’Inferno dantesco.
Ma l’amore può essere una colpa? È giusto rinunciare alla propria felicità in nome dell’abitudine e dell sicurezza che i gesti quotidiani ci danno?
Sono numerosi gli interrogativi che questo romanzo porta a galla e sono tutti legati al coraggio e all’amore, il coraggio di mettersi di fronte a uno specchio e chiedere di essere sinceri con se stessi e di trovare una soluzione prima che sia troppo tardi, coraggiosi non solo per se stessi ma anche per i figli che non devono mai pagare le colpe dei genitori e che troppo spesso non vengono tutelati ma strumentalizzati e feriti con armi psicologiche che difficilmente cicatrizzeranno.
Ma è anche una storia ricca di amore, per la vita, amore per i figli ma soprattutto amore per se stessi perché “un padre felice è sicuramente molto meglio di un padre rassegnato”.
“Dov’è andato babbo?” è un romanzo che invita a trovare soluzioni, è una storia che non vive di passato ma che guarda al futuro, proprio e degli altri.
È una storia di interrogativi e riflessioni a cui si cercano di applicare metodi razionali e poi, con una forza incontrollata, intervengono i benefici dell’amore, non senza dubbi e sensi di colpa che complicano, con le incognite e le conseguenze pratiche, una situazione in cui la domanda che si ripresenta puntuale è: cosa devo fare del mio futuro?
Alessandro Damiani scrive una storia cui tutti noi dovremmo approcciarci per comprendere e capire quanto dolore ci sia dietro ad alcune situazioni che spesso vengono sottovalutate o a cui vengono dati giudizi frettolosi da persone che, in fondo, devono viverla come spettatori esterni non capendo e comprendendo quanto la psicologia subentri nello spegnere l’interruttore della vita e quanto spesso venga a mancare la terra sotto i piedi di fronte all’incognita del futuro rendendo la sofferenza un prezzo accettabile da pagare e dove esternamente a volte conta più l’apparenza della sostanza.
Una storia fluida, ricca e variegata che viene analizzata da ogni prospettiva, un’analisi attuale, precisa e chiarificatrice che si legge voracemente e che rimane aggrappata a noi con tutta la sua forza.
È un libro che per tanti motivi mi ha colpita profondamente, in cui ho sottolineato intere parti a cui sicuramente tornerò per non dimenticare mai l’importanza di alcuni elementi che, combinati assieme, possono rappresentare lo spiraglio di luce in fondo al tunnel che ognuno di noi, in un modo o nell’altro, almeno una volta nella vita, deve attraversare.
Alessandro Damiani, geologo ambientale, nato a Piombino nel 1965 ed innamorato da semore dell’Isola d’Elba dove risiete, ha coltivato negli anni, oltre all’interesse per le tematiche ambientali, la passione per le letture di filosofia e di psicologia, che inevitabilmente lo hanno influenzato anche nella stesura di questo romanzo.