La prigioniera
– Debra Jo Immergut –
“Che voglia avevo di dirle: so dov’era il tuo armadietto, appena fuori dall’aula di dattilografia. Per anni, sentendo il ticchettio di una macchina da scrivere, mi veniva da pensare a te. Ho veramente a cuore quello che ti sta succedendo. Il fatto di aiutarti riempie la mia vita di significato. Sei diventata il motivo più importante per alzarmi dal letto al mattino”
Formato: Copertina flessibile
Giudizio Sintetico
A fine Agosto (Il 30 per la precisione) uscirà, pubblicato dalla casa editrice Corbaccio, l’esordio di Debra Jo Immergut, “La prigioniera”, storia di due anime smarrite, per motivi diversi, che si troveranno a dover fare i conti con il nascere di un sentimento inquieto e coltivato nel posto meno indicato, la prigione.
Detenzione che non è solo fisica ma anche mentale e che porterà ad inaspettate conseguenze per entrambi.
Come psicologo che lavora in un carcere, Frank Lundquist è preparato a ogni tipo di situazione. Ma nulla può superare la sorpresa di trovarsi come paziente la detenuta Miranda Greene, ovvero la ragazza di cui si era innamorato perdutamente ai tempi del liceo. Frank, reduce da uno scandalo che gli ha fatto perdere il posto in un prestigioso studio di Manhattan, sa bene che per ragioni di deontologia professionale non dovrebbe occuparsi di Miranda. E tuttavia lei è stupenda come allora, e lui vuole capire come mai la promettente figlia di un senatore sia finita in carcere con una condanna per omici-dio. Non solo: la cosa che più lo sconvolge è che mentre lui si ricorda ogni singola parola che Miranda gli ha detto, lei non lo riconosce. Fra le mura della prigione, Miranda è chiusa nella sua disperazione, nel ricordo di una tragedia che l’ha segnata per sempre e di un amore sbagliato che l’ha portata dove si trova adesso. E tuttavia, cerca a tutti i costi di mantenere un minimo di controllo sul suo destino. E Frank improvvisamente le apre una speranza.
“La prigioniera” è un thriller dal grande impatto psicologico, il lettore deve essere consapevole che azione e movimento non sono i principali elementi del libro, che lascia invece spazio a lunghi ricordi che ripercorrono passo a passo gli avvenimenti che hanno “forgiato” le personalità dei protagonisti e li hanno portati ad essere prigionieri delle loro stesse vite.
Frank e Miranda non si incontrano per la prima volta in carcere, hanno condiviso le giornate scolastiche, e questo l’elemento passato capace di condizionare le azioni presenti e modificare irrimediabilmente il futuro.
Frank Lundquist, appena uscito da un fallimento lavorativo, è arrendevole nei confronti di una carriera che non raggiungerà e nemmeno avvicinerà la grandezza di quella del padre; deve salvare se stesso dai fallimenti e vegliare sul fratello ostaggio del limbo della droga, la sua occupazione è quella di psicologo in carcere.
L’incontro con Miranda, detenuta che ha perso la speranza e la voglia di vivere, sembra essere l’opportunità per sfuggire alle regole, per seguire finalmente l’istinto, per strappare quel codice deontologico che non permette di amare e assumere un comportamento che non sia quello strettamente professionale: tra Frank e Miranda infatti, sembra nascere (o forse rinascere) un sentimento mai dimenticato.
Miranda, dal canto suo, è un personaggio molto più enigmatico, una prigioniera che non si riesce a identificare o compatire, che alterna ricordi dolorosi a pensieri che mettono in dubbio la sua lucidità.
Un incontro, tra psicologo e detenuta, due voci che narrano in modo diverso, una storia che non sappiamo, fino alla fine, quale esito possa avere.
Il romanzo di Jo Immergut è un viaggio all’interno della mente umana, compiuto attraverso una narrazione serrata e impegnativa, densa di ricordi, nomi e fatti che, a conclusione della lettura, vanno analizzati per poter capire tutta la dinamica della storia.
Mentre Frank viene capito e quasi compatito dal lettore, Miranda non è mai riuscita ad entrare nelle mie corde, tanto da preferire la lettura delle parti del protagonista maschile.
Sicuramente la trama prende pieghe e risvolti inaspettati anche se azione e movimento sono molto lontani dal contenuto.
Il romanzo è, secondo me, adatto alla categoria di lettori che amano la psicologia, il pensiero e la mente umana, analizzate attraverso una storia che mette in dubbio qualsiasi sicurezza sui legami umani.
Mi aspettavo una storia maggiormente avvincente e movimentata, colpi di scena sorprendenti e dall’epilogo diverso, una trama più legata all’amore che non all’analisi delle vite dei protagonisti, più nel presente e meno nel passato.
Non ci sono dubbi che la storia sia originale e densa di aspetti psicologici e che non lascia indifferenti, bisogna però segnalare che la lettura è impegnativa, volutamente lenta, dove prevarica il contrasto bene/male e l’aspetto introspettivo dei sentimenti e del pensiero.
Debra Jo Immergut ha ricevuto una Mac- Dowell Fellowship e una Michener Fellowship e nel 1992 ha pubblicato la raccolta di racconti Private Property. Ha lavorato come redattrice e come giornalista per giornali come il Wall Street Journal e il Boston Globe. I suoi racconti sono stati pubblicati in American Short Fiction e in Narrative Magazine. Debra Jo Immergut insegna scrittura creative in diverse istituzioni fra cui biblioteche, basi militari e prigioni. La prigioniera è il suo primo romanzo.