Due volte a settimana
Recensione:
Siamo tutti legati ad oggetti che parlano della nostra vita.
Ci sono oggetti acquistati viaggiando, primi regali tra innamorati, lettere, il primo telefono, il regalo dei genitori per i diciotto anni… .
La nostra vita può essere raccontata dagli oggetti con cui ci circondiamo, ma quando tutto finisce, cosa rimane di quegli oggetti? I sentimenti si ereditano insieme al bene?
Elio Toso, protagonista di questo romanzo, è uno “Svuota-cantine”, famosi cercatori di oggetti preziosi diventati celebri grazie ai programmi americani ma che, prima delle celebrità televisive, sono sempre esistiti acquistando oggetti di “scarto” di persone ormai scomparse e rivendendo o donando nuova vita in mercatini o negozi online.
Tra le pagine di questo romanzo, Elio ci racconta la vita delle persone che hanno utilizzato gli oggetti che deve selezionare, a cui deve ridonare vita o vendere, unendo il valore puramente materiale alla profondità del sentimento che può essere legato ad un oggetto.
In ogni luogo in cui si sposta, gli oggetti prendono vita nei ricordi di chi, con qualche difficoltà, deve decidere sul futuro dei cimeli appartenuti ad un caro che ormai non c’è più o a figli che si sono trasferiti all’estero.
Esattamente come in quest’ultimo caso, Elio vive non solo il passato delle persone ma anche il presente.
La crisi economica che obbliga commercianti a chiudere negozi costati sacrificio e impegno, giovani che in Italia non hanno futuro e sono costretti ad emigrare, donne che cambiano vita e che chiedono aiuto per dare un senso agli oggetti posseduti.
Elio, che per primo collezione e regala nuova vita agli oggetti che trova, non ha messo in conto che il distacco emotivo che riesce ad avere con gli oggetti e le persone che li propongono, si annulla quando si deve affrontare un lutto personale.
La morte del padre Angelo, che aveva l’abitudine di chiamarlo due volte a settimana, e con cui aveva un rapporto complice, dolce di totale sostegno, mette Elio di fronte ad un’inaspettata variabile.
Gli oggetti che parlano della sua vita, di quella del padre, della sua famiglia, si può estirparli dalla casa e dal calore con cui il padre ha costruito la sua vita e quella della sua famiglia?
Nessuno riesce a stare solo, che anche se dormiamo da piccoli in una stanza con un solo lettino tendiamo sempre ad allungare l’orecchio verso quella dei fratelli o dei genitori, che se non per amore sicuramente per paura ci attacchiamo alle persone, che il nascondino è divertente perchè ci sono tanti coetanei che stanno con te a correre e strillare, che la macchina ha cinque posti perchè è bello viaggiare insieme ad altri, e che le sedie di una cucina sono minimo quattro.[…] Gli oggetti ci parlano di persone che hanno cercato di stare da sole e si sono circondate di bellezza e di piacere per non cercare, negli occhi e nei cuori degli altri, la risposta a tutti i propri problemi.
Ernesto Valerio, attraverso un racconto semplice ma aperto a riflessioni profonde, ci parla dei Junker, gli “svuota-cantine” e del valore affettivo che gli oggetti hanno.
Quello che rappresentano nel nostro presente, quello che diventano per le persone che devono maneggiarli al posto nostro nel futuro e della nuova vita che possono riacquistare grazie a chi si prende cura degli oggetti e gli dona una nuova vita.
In un cerchio vitale dove nulla è vecchio e senza valore, si riscopre la bellezza del sentimento legato a ciò che ci accompagna nella nostra esistenza.
Il mobile del nonno dove abbiamo fatto un sacco di merende, la macchina da scrivere della mamma, i libri di papà o la macchina da cucire della nonna, oggetti che non appartengono più ai proprietari ma che possono tornare a vivere in mano ad altri.
La differenza però è racchiusa nel maneggiare oggetti da cui siamo “sentimentalmente” liberi o emotivamente coinvolti, a quel punto tutto cambia!
Un libro semplice, una storia ricca di situazioni differenti e capace di far riflettere sul valore delle cose, sull’emotività e sulla nostalgia, sulla bellezza del presente e sul dispiacere della separazione materiale dai ricordi.
Uno scritto che si legge con piacere e facilità, assaporando la differenza delle storie e il significato attribuito ad ognuna di esse.
Prendiamo la vita come viene, costruendoci un po’ alla volta una riserva di ricordi. E nella società delle cose, una riserva di ricordi è anche una riserva di oggetti. “Vita che si aggiunge a vita”, mi ripetevo dentro come una litania.
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Ernesto Valerio è nato a Lanciano nel 1983. Laureato in Comunicazione a L’Aquila e in Sociologia Economica a Trento, risiede e lavora a Mantova, dopo aver iniziato la sua vita da adulto a Castiglione delle Stiviere. “Due Volte A Settimana” è il suo primo romanzo.