New York, 2020: appena stabilita nel palazzo come portinaia, Yessie, una giovane donna figlia di emigrati rumeni, trova nel suo appartamento La Bibbia del Fernsby, una specie di diario del precedente custode dove sono annotati i nomi di tutti gli inquilini, informazioni sulla loro vita e sul loro carattere. Alla fine, alcune pagine bianche sono a disposizione «per il prossimo amministratore». I condomini si riuniscono tutte le sere, verso il crepuscolo, sul terrazzo, per scambiarsi due parole prima di andare a dormire. Ben presto, queste serate si trasformano in vere e proprie sessioni di racconti: ognuno, a turno, prende la parola e narra una storia, reale o di invenzione. Yessie decide così di registrare segretamente per quattordici giorni i racconti di ogni inquilino, per poi trascrivere tutto sul suo quaderno. Le serate passano in un crescendo di tensione, finché un’ultima sanguinosa storia di vendetta non chiarirà inaspettatamente tutti i dettagli rimasti in sospeso sulla misteriosa custode. Con la maestria dei grandi narratori, Margaret Atwood e Douglas Preston tessono una trama composta dai contributi dei migliori autori contemporanei, a ognuno dei quali è affidata la scrittura della storia di un inquilino del palazzo. Un romanzo collaborativo, un Decameron dei nostri tempi che, con uno stile feroce e comico allo stesso tempo, dà voce all’urgenza umana di raccontare e raccontarsi, celebrando così il potere delle storie e dei libri che le contengono.
“Quattordici giorni” ci riporta dritti al 2020, tra marzo e aprile di un anno che è impresso nella memoria collettiva e lo fa in un modo intrigante, quello che passa attraverso il racconto di storie che, complice la rarefazione del tempo, assumono colori e sfumature che rendono al meglio l’idea dell’eterogeneità delle persone rinchiuse nel perimetro della medesima condizione, quella del lockdown.
Sono ben trentasei gli autori che alimentano le pagine di questo romanzo curato da Margaret Atwood e Douglas Preston, ed editato da Ponte alle Grazie, penne diverse e stili differenti che contribuiscono a donare unicità alla storia (o forse sarebbe meglio dire, alle storie).
La trama si snoda nei giorni della pandemia, nella primavera del 2020, in un palazzo di Manhattan, nel Lower East Side, sul cui tetto, al tramonto, si ritrovano gli inquilini da cui traggono origine i racconti di storie che sono l’anima di queste pagine, in una narrazione affidata alla custode Yessie che è l’ereditiera di un raccoglitore redatto dal suo predecessore in cui ogni abitante del palazzo è titolare di una descrizione di presentazione e nel quale sono presenti anche pagine bianche in attesa di essere scritte.
La coralità degli autori e l’eterogeneità dei personaggi sono due elementi che ben sottolineano l’eterogeneità della vita statunitense e la vivacità culturale che da sempre contraddistingue la città di New York, ingredienti che rendono questa lettura piacevole e adatta a un pubblico che nutre gusti letterari differenti ma che è in grado di apprezzare la bellezza e la raffinatezza dei racconti.
La narrazione, anch’essa vivace, gli stili e le storie che alimentano questo libro fanno passare in secondo piano i ricordi difficili di quei momenti, portando chi legge ad immergersi in una trama che sul finale, grazie ad un sapiente crescendo, svelerà interessanti elementi che faranno luce sugli aspetti misteriosi della custode che, in segreto, per quattordici giorni ha registrato sul suo quaderno i racconti nati dai dialoghi tra gli inquilini sul tetto nei crepuscoli newyorkesi.
Titolo: Quattordici giorni
Autore: AA.VV.
Formato: Copertina flessibile
Pagine: 416
Editore: Ponte alle grazie