GIudizio Sintetico
Sono trascorsi quarant’anni da quando il figlio del fabbro di Dovia ha mosso i primi passi in politica; quasi venti da quando ha impugnato lo scettro del potere; poche settimane da quando ha annunciato agli italiani che il destino batte l’ora della guerra. Proprio adesso, alla fine di giugno del 1940, quel destino offre al Duce un segno, forse un presagio: Italo Balbo, il condottiero della Milizia, il maresciallo dell’aria celebre in tutto il mondo, viene abbattuto in volo da fuoco amico. Ma non c’è più tempo per volgersi indietro. Affinché la Storia metta in scena l’immane tragedia della guerra, ciascuno deve interpretare la sua parte.
Come il generale Mario Roatta, feroce pianificatore di rappresaglie e capo di un esercito spaventosamente impreparato; Galeazzo Ciano, ossessionato dall’idea di dominare il Mediterraneo; Edda, pronta a unirsi alla Croce rossa per avere la sua prima linea; Clara Petacci, che stringe tra le braccia un uomo sempre più simile a un fantasma; Amerigo Dùmini, l’assassino di Matteotti, che ha prosperato ricattando quel fantasma; e la lunghissima sfilza di gerarchi, tra cui Dino Grandi, sempre più insofferenti verso il Duce.
Costretta a fare il proprio dovere è poi una generazione intera di italiani, uomini, donne, soldati, tra cui l’alpino Mario Rigoni Stern, arruolatosi volontario, che nel gelo del fronte russo apre gli occhi sulla natura del dramma a cui partecipa, o il maggiore Paolo Caccia Dominioni, che deve guidare il suo reparto nelle sabbie della tragica battaglia di El Alamein.
E infine c’è lui, Benito Mussolini, ancora convinto di poter bilanciare in Europa le brame conquistatrici di Hitler ma in realtà pronto a scodinzolare al fianco della tigre tedesca come un patetico sciacallo.
A questo quarto pannello della sua epopea letteraria e civile Scurati affida il gigantesco affresco dell’Italia fascista sui fronti del secondo conflitto mondiale, degli errori, degli orrori e dell’eroismo ancora possibile per uomini e donne reduci da vent’anni di dittatura. E tratteggia il ritratto al nero di un uomo di fronte al destino che ha plasmato per sé e per un’intera nazione, un uomo solo all’incrocio tra il parallelo del crepuscolo e un meridiano di sangue.
Il quarto volume della serie creata da Antonio Scurati che tanto attendevamo è arrivato. Il nuovo frangente storico che si dipana in “M. L’ora del destino” si apre con la morte di Italo Balbo il 28 giugno del 1940 e si conclude con l’arresto di Benito Mussolini a seguito dell’Ordine del giorno Grandi del 25 luglio 1943.
Un arco di tempo intenso, caratterizzato da numerosi eventi, dai complessi fronti di guerra; un periodo di sofferenza collettiva che emerge da queste pagine in tutta la sua brutalità raccontandone istantanee attraverso la vita di pochi. Un romanzo che si riconferma fruibile da tutti richiedendo però uno sforzo mnemonico maggiore dato il numero di eventi, campagne e dettagli che hanno caratterizzato gli anni del ventaglio temporale in questo romanzo contenuti.
Manca però qualcosa, forse perché i precedenti tre romanzi ci hanno abituati al racconto di persone legate ad avvenimenti e qui questa scelta, essendo pagine di azione e guerra, non paga.
Tracciare campagne di guerra, descriverne i particolari alternando i vari fronti non è semplice, farlo raccontando le gesta di pochi è dispersivo, sembra incompleto.
“L’ora del destino” continua il racconto di anni complessi mantenendo quella fruibilità apprezzabile da chiunque perdendo però la capacità di far comprendere e memorizzare anche ai meno ferrati sull’argomento.
È sicuramente il volume più movimentato ma meno esaustivo, si avverte la mancanza di quei dettagli capaci di dare un’infarinatura su tutto ciò che è avvenuto nel periodo di riferimento, soprattutto perché si è scelto di investire in momenti di “pochi” limitando le azioni corali a pochi paragrafi.
Questo rallenta e appesantisce un po’ la lettura che procede spedita ma si disperde, quasi si fatica a memorizzare.
È sempre un gran libro ma sento che manca decisamente qualcosa, ed è qualcosa la cui assenza si avverte in modo ingombrante.
Intenso e roboante il finale con l’Ordine del giorno Grandi che mi ha riportata invece alla grandiosità narrativa dei primi tre volumi.
Antonio Scurati è docente all’Università IULM, editorialista di Repubblica, ha vinto i principali premi letterari italiani ed è tradotto in tutto il mondo. Esordisce nel 2002 con Il rumore sordo della battaglia, poi pubblica nel 2005 Il sopravvissuto (Premio Campiello) e negli anni seguenti Una storia romantica (Premio SuperMondello), Il bambino che sognava la fine del mondo (2009), La seconda mezzanotte (2011), Il padre infedele (2013), Il tempo migliore della nostra vita (Premio Viareggio-Rèpaci e Premio Selezione Campiello). Del 2006 è il saggio La letteratura dell’inesperienza, seguito da altri studi, tra cui la monografia Guerra. Il grande racconto delle armi da Omero ai giorni nostri. Del 2018 è M. Il figlio del secolo, primo romanzo dedicato al fascismo e a Benito Mussolini: in vetta alle classifiche per due anni consecutivi, vincitore del Premio Strega 2019, è in corso di traduzione in quaranta paesi e diventerà una serie televisiva. Del 2020 è M. L’uomo della provvidenza (Prix du livre européen) e del 2022 M. Gli ultimi giorni dell’Europa.
Titolo: M. L’ora del destino
Autore: Antonio Scurati
Formato: Copertina flessibile
Pagine: 672
Editore: Bompiani