Pescara capitale della cultura: non è uno slogan o il lancio di chissà quale candidatura, ma è
l’affermazione che descrive al meglio ciò che avviene ogni anno in occasione del FLA, il Festival di
Libri e Altrecose che anima la città abruzzese ad inizio novembre.
Abbiamo conosciuto il FLA, per la prima volta, lo scorso anno, ed è stato subito amore a prima
vista, comprendendo immediatamente che quello a cui stavamo partecipando era un evento
culturale di straordinaria bellezza e senza eguali nel panorama nazionale. E quest’anno la magia si è
ripetuta: dal 7 al 10 novembre siamo tornati a Pescara per rituffarci tra gli eventi di un calendario
straordinario in grado di appagare la sete di cultura di palati di ogni genere, anche i più raffinati;
quattro giorni durante i quali Pescara è tornata a essere, davvero, la capitale della cultura.
Il FLA è un vero Festival ma è anche una grande festa in cui i protagonisti sul palco vivono una
prossimità con il pubblico, dentro e fuori le sale che ospitano gli eventi, come non accade in nessun
altro contesto simile, dando vita a un dialogo e a uno scambio costante che fa vibrare le corde
profonde dell’anima, consentendo a tutti di fare un vero e proprio “pieno” di cultura, in modo
condiviso e accessibile a chiunque.
Pescara durante questa “quattro giorni” mette in luce il suo lato più prezioso ed elegante, quello
percorso da una terribile voglia di bellezza in cui trovano casa grandi nomi della letteratura,
dell’editoria, del giornalismo, del cinema, del teatro, della danza e della musica, dando vita a una
serie di incontri in grado di emozionare un pubblico davvero di tutte le età ed estremamente
eterogeneo, accomunato dal desiderio di vivere a pieno la bellezza degli appuntamenti in
calendario.
Per quattro giorni, oltre duecento eventi culturali hanno animato questa città consentendo al
pubblico, e anche a noi, di vivere esperienze uniche in grado di lasciare segni interiori indelebili: in
questa edizione abbiamo avuto l’opportunità di riflettere sulla profondità delle parole di Matteo
Bussola, di assaporare la sensibilità di Lorenzo Marone, di restare estasiati di fronte all’ampiezza
dello sguardo letterario offerto da Nicola Lagioia, di guardare da vicino la bellezza dei racconti di
Sandro Veronesi, di fare tesoro della forza della testimonianza di Patrick Zaki, di commuoverci per
l’intimità del racconto autobiografico di Giuseppe Tornatore, di estasiarci di fronte alla scrittura di
Calvino letta da Sergio Rubini, di sentirci piccolissimi di fronte ai segreti del cosmo spiegati da
Amedeo Balbi e di fare un po’ nostra la forza sprigionata dal palco dall’interpretazione di una
Monica Guerritore che è entrata nella mente di “una, nessuna, centomila” donne portando in scena
il femminicidio. E le emozioni sono state anche molte, molte, molte altre.
Il FLA è un appuntamento unico e straordinario; è una vera e propria valanga di emozioni e di
entusiasmo che travolge pubblico e protagonisti.
E tra i “protagonisti” non ci sono solo coloro che salgono sul palco, i protagonisti sono anche i
tantissimi volontari che per quattro giorni lavorano instancabilmente per consentire il miglior
svolgimento di questa iniziativa che, lo ripetiamo, non ha eguali in Italia.
Il FLA è davvero il più bell’evento culturale italiano, per ampiezza e livello dell’offerta rivolta al
pubblico, per la prossimità con gli autori e per l’ospitalità, il tutto vissuto con molta naturalezza e
senza mai assumere un tono spocchioso (anche se ne avrebbe tutto il diritto).
Chi vive il FLA per la prima volta ne resta affascinato per sempre, iniziando fin da subito a nutrire
verso questo appuntamento un affetto smisurato, restando lungamente abbagliati di fronte alla
bellezza di così tanta cultura, una bellezza di tale potenza da mettere in ordine molte cose, e così
luminosa da divenire un vero e proprio faro necessario per rischiarare i momenti resi bui dalle
nuvole scure che, a più riprese, sembrano voler oscurare l’orizzonte di fronte a noi.