Quando viene chiamato su una strada di montagna, al vicequestore Rocco Schiavone basta uno sguardo per capire di trovarsi di fronte a una rottura del decimo livello della sua personalissima classifica. Un ciclista, infatti, è stato vittima di un incidente. Il morto si chiama Paolo Sanna, un cinquantenne che da un po’ di tempo abita in zona ma che apparentemente nessuno conosce. Dai primi accertamenti risultano subito delle stranezze. Sanna era abbiente se non addirittura ricco, ma senza occupazione, nel tempo aveva cambiato periodicamente residenze in tutto il Nord Italia, sporadiche e superficiali amicizie, qualche amore senza conseguenze, parenti lontani e poco frequentati: insomma, «una specie di ectoplasma ai margini della società». A complicare le cose, c’è il rebus del taccuino trovato nella sua abitazione, una lista di nomi, sigle e numeri indecifrabili. Il quadro è quello di un uomo in fuga. Ma una fuga lunga, senza fine, se non fosse stato per quell’urto in montagna. Per vederci chiaro bisogna indagare nel passato, andando il più a fondo possibile, un passato che fa sprofondare il vicequestore di Aosta negli anni di gioventù di un gruppetto affiatato. Rocco vorrebbe procedere come al solito, pesante come un pugno e sottile come uno stiletto, ma è di sottigliezza che ha soprattutto bisogno, anche perché si fa sempre più drammatico il timore per la scomparsa inspiegabile di una persona, una donna, a cui qualcosa di intenso lo lega.
Il quindicesimo romanzo della serie di Rocco Schiavone affronta il tema del passato e della memoria immergendoci in un caso articolato e imprevedibile che si apre con la morte di un ciclista, uomo enigmatico e senza relazioni, che nasconde segreti dai quali nel tempo ha provato a scappare e di cui ora qualcuno gli chiede conto.
Rocco, nel frattempo, vive aggrappato ad un passato che gli chiede di essere lasciato andare per poter tornare a scrivere la propria vita nel presente attraverso le nuove amicizie, solide e autentiche, e quello che potrebbe finalmente rivelarsi come un nuovo e ritrovato amore.
Le caratteristiche generali che amo di questa serie le ho raccontate da tempo e rimangono immutate, sebbene in ogni nuovo capitolo la qualità salga sempre di un gradino; Non è semplice per un autore cambiare sempre schema e migliorarsi ad ogni nuovo romanzo, Manzini è uno dei pochi che ci riesce unendo all’ormai viscerale amore per i protagonisti, una trama complessa del genere thriller, un’ironia raffinata e, a questo nuovo giro di giostra, anche parentesi drammatiche e commoventi.
Ci sono anche sottigliezze che rendono la serie di Rocco Schiavone una serie appassionante e sempre molto attenta al fine piacevole dell’esperienza di lettura.
In primis, dettaglio non scontato, Manzini riesce a far ricordare facilmente al lettore personaggi e accadimenti, sia della trama verticale che orizzontale, inserendo particolari che collegano il tutto senza bisogno di sforzi mnemonici immensi.
Senza usare giochetti ormai noti ai più, non tiene il lettore ancorato ai suoi libri grazie a finali esageratamente aperti ma costruisce avvenimenti che si concatenano e sbrogliano di volta in volta, e questo non è scontato, non dopo così tanti romanzi e non dopo un crescente livello di qualità che sale ogni anno di più.
Un’altra caratteristica apprezzabile è l’inserimento di un tema centrale, qui quello del passato e della memoria, che segnano l’evoluzione dei personaggi principali e tengono unita anche la trama del giallo racchiuso nel singolo capitolo. Una scelta stilistica raffinata che aumenta il valore introspettivo ed emozionale della serie.
Legare la vita dei personaggi e la trama thriller dell’indagine a un tema specifico che evolve nella lettura trasformando i protagonisti è un lavoro ostico ma prezioso e inestimabile.
Apprezzo anche molto l’ironia che lega le parentesi di indagine (mi sono trovata un paio di volte a piangere dal ridere con tanto di lacrime, così come a piangere sul finale) e il “simbolismo” legato a questa squadra che, nata claudicante e sgangherata, ormai è unita in modo viscerale. Basta seguire l’epopea della macchina del caffè per rendersene conto.
Insomma, “Il passato è un morto senza cadavere” è un romanzo di grande qualità che conferma la bellezza della serie di Rocco Schiavone e sottolinea la bravura di Manzini, una serie animata, mai banale o scontata dove qualità, intensità e imprevedibilità, salgono capitolo dopo capitolo segnando sempre goal letterari indimenticabili.
Antonio Manzini: Attore e sceneggiatore, romano (allievo di Camilleri all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica), ha esordito nella narrativa con il racconto scritto in collaborazione con Niccolò Ammaniti per l’antologia Crimini.
Del 2005 il suo primo romanzo, Sangue marcio (Fazi).
Con Einaudi Stile libero ha pubblicato La giostra dei criceti (2007).
Un suo racconto è uscito nell’antologia Capodanno in giallo (Sellerio 2012).
Del 2013, sempre per Sellerio, ha pubblicato il romanzo giallo Pista Nera. Secondo episodio della serie: La costola di Adamo (Sellerio 2014).
Nel 2015 pubblica Non è stagione (Sellerio), Era di maggio (Sellerio) e Sull’orlo del precipizio (Sellerio). Del 2016 è Cinque indagini romane per Rocco Schiavone (Sellerio). Altri suoi romanzi pubblicati con Sellerio sono: 7-7-2007 (2016), Pulvis et umbra (2017), La giostra dei criceti (2017), L’ anello mancante. Cinque indagini di Rocco Schiavone (2018), Fate il vostro gioco (2018), Rien ne va plus (2019), Ogni riferimento è puramente casuale (2019), Gli ultimi giorni di quiete (2020), Vecchie conoscenze (2021), Le ossa parlano (2022), Elp (2023), Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sud America? (2023), Il passato è un morto senza cadavere (2024).
Nel 2024 debutta nel catalogo Giallo Mondadori con il romanzo Tutti i particolari in cronaca.
Titolo: Il passato è un morto senza cadavere
Autore: Antonio Manzini
Formato: Copertina flessibile
Pagine: 564
Editore: Sellerio