Intorno a Gigio, vittime e colpevoli mescolati insieme, in una costellazione di personaggi struggenti e indimenticabili: il padre-tritone, la madre-leonessa, l’eroica sorellina e i due principali responsabili del suo improvviso sbocciare: lo zio Giotti, misterioso, timidissimo e purissimo maestro della forza, e Astel Raimondi, la ragazzina dalle treccine “nere come onice nera”, che fa in tempo a marchiarlo col segno indelebile dell’amore. Ma è anche un romanzo sul potere evocativo delle parole – muflone muflone muflone muflone muflone – e su quello seduttivo e salvifico della lingua, perché racconta l’esplosione di un talento puro e sorprendente, anch’esso destinato a durare per sempre: quello per la traduzione. La voce narrante è dello stesso Gigio, dal monte ventoso dei suoi sessant’anni, perché evidentemente ce l’ha fatta a risanare la ferita e ad andare oltre, cioè a “tradurre” alla fine anche se stesso, diventando così l’ultimo degli “eroi normali” tanto cari a Veronesi.
Si riemerge un po’ cambiati dalla lettura di “Settembre nero”, ultimo attesissimo lavoro di Sandro Veronesi. Il titolo ci aiuta già a collocare temporalmente questa storia: “Settembre nero” era il nome del commando palestinese che attuo il massacro della delegazione israeliana alle Olimpiadi di Monaco nel 1972 ed è proprio nell’estate di quell’anno che affondano le radici di questo romanzo affidato a un io narrante che guarda al passato riavvolgendo in modo tutt’altro che scontato, il nastro della propria vita, risolvendo il tutto solo nelle ultime pagine.
Gigio Bellandi, il nome del protagonista a cui si affida Veronesi per condurci in questo romanzo, ci fa scoprire sentimenti complessi e, a volte contrastanti a seconda della stagione di vita in cui li si approccia, rivelando al lettore alcune caratteristiche della vita su cui spesso non ci si sofferma, o lo si fa a posteriori.
Si parla di vita in questo libro, di crescita, di contrasti, di attese, di speranze e di dolore, di maturazione e di sguardi all’indietro per riflettere sul presente; si parla di famiglia, d’amore, di distanze variabili tra genitori e figli, protezione, aspettative, incanto e disincanto; si parla di ricordi, di un nastro da riavvolgere su cui riflettere, un esercizio che Gigio Bellandi compie tra queste pagine e che ognuno di noi, a sua volta, compie leggendole.
Sandro Veronesi ci regala un romanzo che ci avvolge fino alla fine, con una conclusione che viene rivelata solo sul finale quasi come se ci si rendesse conto solo nelle ultime pagine di una perfetta asimmetria che contribuisce a rendere questo libro un’avventura da vivere grazie alla storia di Gigio, di Astel, l’amore nato sotto l’ombrellone, della sorellina minore Gilda, dello zio (non zio) Giotti e delle famiglie che popolano queste pagine, accorgendoci di essere o di essere stati tutti un po’ come loro o di aver approcciato alcune dinamiche che, guardando bene, in un modo o nell’altro appartengono anche alle nostre vite.
C’è un aspetto di grande fascino che non lascia indifferente chi legge: numerosi riferimenti musicali che aiutano a fare di questa lettura un esercizio quasi introspettivo, un vero e proprio tuffo nel passato e nei contrasti della vita; riavvolti e rivisti con gli occhi dell’età adulta.
Sono pagine che parlano di Gigio, di Gilda, di Astel, di vecchie e nuove famiglie, di legami rafforzati e di legami sciolti ma, soprattutto, guardando bene, forse sono pagine che parlano soprattutto di noi.
Sandro Veronesi: Scrittore italiano, fratello del regista Giovanni Veronesi. Ha compiuto i suoi studi nel campo dell’architettura, optando definitivamente per la scrittura a 29 anni. Risale infatti al 1988 il suo primo libro Per dove parte questo treno allegro. Con Gli sfiorati Veronesi inizia a rivelarsi come uno scrittore fantasioso e raffinato. Nel 1992 esce Cronache italiane, raccolta di articoli apparsi per la maggior parte sul supplemento domenicale de il Manifesto negli anni tra il 1988 e il 1991. Dopo lo studio sulla pena di morte nel mondo (Occhio per occhio), Veronesi scrive Venite, venite B 52 (vincitore del Premio Fiesole nel 1996), con cui si allontana fatalmente dalla narrativa della tradizione italiana, avvicinandosi a certi autori americani della cultura psichedelica, come Thomas Pynchon o Tom Robbins e ponendosi come figura atipica della nostra narrativa. La forza del passato (2000) vince il premio Viareggio e premio Campiello (da cui è poi tratto l’omonimo film di Piergiorgio Gay) e Caos calmo (2005) il premio Strega, poi film nel 2007 diretto da Antonello Grimaldi ed interpretato da Nanni Moretti. Il film è stato in gara al Festival di Berlino 2008. Del 2010 il romanzo XY edito da Fandango, vincitore del Premio Flaiano 2011 e del Premio Superflaiano 2011. Nel 2011 sempre per Fandango Libri è uscita la raccolta di racconti Baci Scagliati Altrove. Nel 2012 Fandango ripubblica Gli sfiorati, “Un omaggio a Roma” come lo stesso autore definisce il romanzo da cui è tratto il film omonimo di Matteo Rovere. L’anno successivo esce per Bompiani Viaggi e viaggetti. Finché il tuo cuore non è contento. Del 2014 il romanzo Terre rare (Bompiani), vincitore del Premio Bagutta 2015, in cui ritorna Pietro Paladini, già protagonista di Caos Calmo; del 2015 Non dirlo. Il vangelo di Marco (Bompiani); del 2016 Un Dio ti guarda (La Nave di Teseo), del 2018 Cani d’estate (La Nave di Teseo), del 2019 Colibrì (La Nave di Teseo) romanzo vincitore del Premio Strega 2020. Ha collaborato con numerosi quotidiani e quasi tutte le riviste letterarie.
Sandro Veronesi e Paolo Volponi sono gli unici autori italiani ad aver vinto due edizioni del Premio Strega.
Tra gli altri titoli, Terre rare (La nave di Teseo, 2022), Comandante (Bompiani, 2023), Gli sfiorati (La nave di Teseo, 2023), Settembre nero (La nave di Teseo, 2024).
Titolo: Settembre nero
Autore: Sandro Veronesi
Formato: Copertina flessibile
Pagine: 297
Editore: La Nave di Teseo