La luce che manca
– Nino Haratischwili –
Formato: Copertina flessibile
Pagine: 699
Editore: La luce che manca
Sta per arrivare il nuovo secolo e in Georgia, come nelle altre repubbliche sovietiche, si levano rabbiose le voci che invocano l’indipendenza. In un periodo di grandi disordini, che per il piccolo stato culmina nel caos assoluto, quattro ragazze crescono in uno dei tanti cortili del quartiere più vivace di Tbilisi. L’universo della loro infanzia è fatto di bucato svolazzante, altalene arrugginite, un albero di melograno. Vivono in case dalle pareti umide con i balconi di legno intagliato, mangiano gelato alla crema e respirano l’aroma del grano saraceno, delle caramelle alle bacche di crespino e della gassosa al dragoncello. Le loro famiglie appartengono a ceti diversi, ma niente sembra scalfire la loro amicizia: né il primo amore tenuto segreto, né gli scontri sanguinosi per le strade o la guerra al confine, né la corruzione e la violenza che divorano il paese, e neppure il razionamento del cibo o la continua mancanza di corrente. Qeto, Dina, Nene e Ira sono sulla soglia della vita, all’inizio di un legame che – ancora non lo sanno – da loro pretenderà tantissimo. Sono e resteranno inseparabili, fino a quando un tradimento non le avvolgerà in un’ombra cupa.
Vent’anni dopo, ormai adulte, in tre si ritrovano a Bruxelles in occasione della retrospettiva fotografica di una di loro. Immagine dopo immagine, in quel mondo in bianco e nero le tre sopravvissute ripercorrono un tempo che non c’è più, una storia privata che è anche la storia della rivoluzione seguita al crollo dell’Unione Sovietica. E allora, all’improvviso, un raggio di luce squarcerà il velo steso sui ricordi, e il perdono sembrerà di nuovo possibile.
Nel quadro della Georgia post sovietica, da questo libro emerge la storia di un Paese e di quattro giovani amiche attraverso le immagini scattate da una di loro facendo intersecare i loro vissuti con le vicissitudini di una repubblica protesa verso la propria indipendenza e verso la fuoriuscita dall’orbita di un universo che l’ha sempre contraddistinta.
È una storia al femminile, e a tratti femminista, quella scritta da Nino Haratishwili nel suo “La luce che manca” che parla non solo alle donne, riuscendo a descrivere un profondo sentimento di amicizia che scorre sullo sfondo di uno scenario che ha contraddistinto lo scenario della storia contemporanea europea.
La potenza della trama tessuta dall’autrice georgiana sembra un quadro in cui colori diversi e campiture decise contribuiscono a creare un’armonia complessa entro cui scovare la forza di un sentimento intenso che la vita metterà a dura prova. Le vite di Qeto, Dina, Nene e Ira, si muovono nel contesto di una Tblisi difficile, abbattendo il confine tra le questioni private e la dimensione pubblica della Storia in grado di diventare rapidamente storia e viceversa; una Georgia che sgomita per raggiungere la propria indipendenza nello stesso modo in cui, ognuna di loro, sgomita nella vita per definire il proprio futuro nel solco della libertà, fino ad allontanarsi per poi ritrovarsi anni dopo grazie alla potenza delle fotografie realizzate da una di loro e messe in mostra a Bruxelles.
Ed è proprio dal linguaggio delle immagini e dalla forza che emerge dal bianco e nero di una pellicola sviluppata sulla quale sono impressi i ricordi e le storie che tutte e quattro torneranno sull’onda dei ricordi a rivivere la bellezza e la complessità dell’amicizia di un tempo.
“La luce che manca” non è un libro facile ma la sua lettura è resa scorrevole dal linguaggio della Haratishwili che contribuisce a immergere il lettore in una trama dalla quale riemergerà con molti spunti di riflessione, ancora inconsapevole se le pagine appena lette appartengano più o meno pienamente a un romanzo di formazione, forse un po’ troppo caratterizzato da pieghe negative ma, comunque in grado di restituire emozioni ricche di contemporaneità.
Nino Haratischwili è nata a Tbilisi nel 1983 e oggi vive ad Amburgo. Scrittrice, drammaturga, regista teatrale, già due volte finalista al Deutscher Buchpreis, il più prestigioso premio letterario tedesco, con L’ottava vita ha scalato le classifi che di mezza Europa e ottenuto importanti riconoscimenti, tra i quali l’English Pen Award.