Alma
– Federica Manzon –
Formato: Copertina flessibile
Pagine: 267
Editore: Feltrinelli
Tre giorni dura il ritorno a Trieste di Alma, che dalla città è fuggita per rifarsi una vita lontano, e ora è tornata per raccogliere l’imprevista eredità di suo padre. Un uomo senza radici che odiava il culto del passato e i suoi lasciti, un padre pieno di fascino ma sfuggente, che andava e veniva al di là del confine, senza che si potesse sapere che lavoro facesse là nell’isola, all’ombra del maresciallo Tito “occhi di vipera”. A Trieste Alma ritrova una mappa dimenticata della sua vita. Ritrova la bella casa nel viale dei platani, dove ha trascorso l’infanzia grazie ai nonni materni, custodi della tradizione mitteleuropea, dei caffè colti e mondani, distante anni luce dal disordine chiassoso di casa sua, “dove le persone entravano e se ne andavano, e pareva che i vestiti non fossero mai stati tolti dalle valigie”. Ritrova la casa sul Carso, dove si sono trasferiti all’improvviso e dove è arrivato Vili, figlio di due intellettuali di Belgrado amici di suo padre. Vili che da un giorno all’altro è entrato nella sua vita cancellando definitivamente l’Austriaungheria. Adesso è proprio dalle mani di Vili, che è stato “un fratello, un amico, un antagonista”, che Alma deve ricevere l’eredità del padre. Ma Vili è l’ultima persona che vorrebbe rivedere. I tre giorni culminanti con la Pasqua ortodossa diventano così lo spartiacque tra ciò che è stato e non potrà più tornare – l’infanzia, la libertà, la Jugoslavia del padre, l’aria seducente respirata all’ombra del confine – e quello che sarà.
Sentimenti, memoria e storia sono gli elementi che alimentano la trama di questo affascinante lavoro di Federica Manzon a cui si aggiungono descrizioni di luoghi che contribuiscono a rendere ancora più unico “Alma”, un romanzo complesso in cui il presente pare essere soverchiato dal passato.
Alma è fuggita da tempo da Trieste ma ci fa ritorno, anni dopo, dovendo fare i conti con sentimenti con i quali non ha fatto i conti fino in fondo e con persone dalle quali aveva scelto di prendere le distanze. Ed è proprio qui, in questa cornice e in questo frangente che si trova a doversi confrontare con l’eredità di suo padre, un uomo sfuggente che ha trascorso anni valicando il confine tra Italia e quella che era l’allora Jugoslavia mantenendo una coltre di riservatezza sulle sue attività.
Tempo e luoghi camminano fianco a fianco in queste pagine, facendo accostare vicende personali agli accadimenti storici che hanno percorso i Balcani all’inizio degli anni ‘90 quando l’Europa assistete al ritorno della guerra nel continente con i fatti bellici che portarono alla disgregazione della Jugoslavia che ancora faticava a riprendersi dall’epoca Titina.
Il punto di osservazione triestino ha un fascino unico, dentro e fuori questa storia, aspetti che Federica Manzon ben conosce e sfrutta al meglio in queste pagine. C’è un profondo mistero che aleggia su Alma rispetto all’attività di suo padre oltre confine, un mistero che non costituisce un segreto per Vili – figlio di amici originari di Belgrado – con il quale Alma cerca di recuperare informazioni per far luce su punti oscuri provando a condividere con lui un perimetro comune in un rapporto non sempre sereno.
È da questa trama, in cui passato e presente fanno da “elastico” tra loro che Federica Manzon fa emergere interessanti riflessioni sui conflitti, sulla testimonianza, sull’identità, sulle radici, sui legami personali e sull’accettazione, in una cornice in cui le descrizioni di luoghi e accadimenti avvolgono il lettore in una stretta di estrema attualità e di altrettanta profondità.
Federica Manzon è un’autrice italiana. Collabora con l’organizzazione del festival letterario Pordenonelegge ed è redattrice di «Nuovi Argomenti». Tra i suoi titolo, Come si dice addio (Mondadori, 2008), Di fama e di sventura (Mondadori, 2011), libro finalista al premio Campiello, La nostalgia degli altri (Feltrinelli, 2017), Il bosco del confine (Aboca, 2020) e Alma (Feltrinelli, 2024).