Intervista a Raffaele Cars, autore di L’inferno è dietro l’angolo!
Dopo aver letto e recensito “L’inferno è dietro l’angolo”, abbiamo voluto approfondire con l’autore alcuni tratti dell’idea, della stesura e della scrittura di questa storia che abbraccia la vita quotidiana attraverso una stretta quasi assurda ma intrisa di significati.
Se volete leggere trama e recensione ecco il link
Dove e quando nasce l’idea di scrivere questo libro?
Stavo vivendo un periodo cupo. Molto cupo. Era piena estate. Un caldo mai sentito prima. Poche persone per strada. Non scrivevo da tempo. Facevo tardi tutte le notti. Ero confuso, fermo in una condizione mentale folle. Un giorno una persona mi disse: “Per tornare a vivere devi scrivere, non ne puoi fare a meno”. Aprii una pagina Word e scrissi 10 pagine di getto. Le inviai al mio editore, Aldo Putignano di Homo Scrivens, che non sentivo da moltissimo tempo – probabilmente anche lui aveva perso le speranze di un mio secondo romanzo – , lui mi chiamò e mi disse: “Continua a scriverlo che è buono”. Era il primo capitolo de “L’Inferno è dietro l’angolo.”
Chi vorresti che leggesse questo libro?
I giovani e gli anziani. Mi piace pensare che questo romanzo sia soprattutto per chi non abbia assolutamente idea di dove sarà da lì a pochi anni.
Questo libro pone i riflettori sugli aspetti più incasinati della vita di Martino Cars. Secondo te la vita delle persone è più incasinata di quanto in genere facciano apparire? C’è una sorta di pudore nel raccontare o nel non raccontare questi aspetti?
No, non credo. Credo che la maggior parte delle persone viva il 90% della propria esistenza in modo piuttosto monotono. Ma è lecito. Poi c’è quel 10%… che magari è soltanto un periodo ben definito, dove ti succede di tutto. Dove provi cose e sensazioni che ti cambiano per sempre. Io ho provato a raccontare il mio 10%. Probabilmente Martino vive quel periodo per tutta la sua vita. Per me non è la stessa cosa, anche se credo che per scrivere un artista abbia bisogno di slanci… diciamo… creativi! Non saprei cosa scrivere se non vivessi anche il lato oscuro della mia persona. Ammiro gli scrittori che ci riescono. Io riesco a sentirmi appagato come scrittore soltanto se riesco nel mio intento: descrivere le scorregge dell’anima.
Quanto di te c’è un questo libro? L’omonima tra te e il protagonista è un indizio o qualcosa di più?
Inizialmente il mio protagonista doveva chiamarsi Raffaele Cars, come me. Abbiamo cambiato alla fine. Di me c’è tanto. C’è un me narrativo, senza dubbio. Ma di cosa si scrive se non di se stessi? Anche se scrivi fantasy o generi “lontani” dalla realtà di tutti i giorni. c’è sempre qualcosa di te. Per forza. A me piace mettere qualcosa di più di alcuni riferimenti, ecco.
Se dovessi descrivere tre aggettivi per descrivere il tuo libro quali sceglieresti?
Non sono mai stato bravo a descrivere le cose in 3 parole. Posso provarci dicendotene soltanto una: realismo grottesco (che poi sono due, ma va be!)