La prigione di carta
– Marco Onnembo –
La mia condanna, scrivere. La mia salvezza, scrivere.
Formato: Copertina rigida
Genere: Romanzo distopico
Pagine: 224
Giudizio Sintetico
Malcolm King è professore di scrittura creativa al college di Brownsville, dove vive con la moglie Lynette e il figlio Buddy. Idealista dalla solida cultura umanistica, insegna alla prima generazione di studenti che non sa scrivere a mano. La digitalizzazione ha vinto: il governo ha imposto che ogni tipo di contenuto esistesse solo in formato elettronico, mettendo al bando i libri cartacei dal sistema scolastico e abolendo l’uso della scrittura con inchiostro. King temeva che la conoscenza potesse essere manipolata. Che i giovani potessero essere manipolati. Che gli uomini, e la loro coscienza, potessero essere manipolati. Credendo di poter contrastare quella legge e cambiare il mondo con il dialogo e la resistenza pacifica, il professore sarà invece condannato all’ergastolo in un carcere di massima sicurezza. Dalla sua prigione, di nascosto, e con la complicità di un criminale e di un secondino, riuscirà però a recuperare fogli, penne e matite: materiale proibito, armi di libertà. Per raccontare la sua vita. Compiendo l’atto più sovversivo che ci sia concesso dalla scrittura: scegliere il nostro destino.
Il professor King insegna scrittura creativa all’università, un paradosso in una società che ha bandito la scrittura di carta a benefico esclusivo del digitale.
Una scelta che, secondo King, potrebbe manipolare la conoscenza, gli uomini e la libertà.
Una resistenza pacifica che costa al professor King una condanna all’egastolo ma che diverrà anche l’inizio di un grandissimo atto sovversivo, la scrittura in segreto della propria vita proprio con gli strumenti vietati!
Attuale, surreale ma razionalmente possibile, questo romanzo, strutturato come un insieme di racconti che alternano passato e presente, porta il lettore a riflettere come in un’aula universitaria, stimolato dagli imput che il professor King semina tra le pagine ricche di tematiche importanti, sviluppate in modo molto originale, in un mondo distopico che quasi non sa più raccontare perché figlio di una società senza carta e inchiostro.
Ho apprezzato molto di “La Prigione di carta” la capacità di Marco Onnembo di stimolare il lettore a riflettere unendo l’ipotesi di un mondo distopico che appare assurdo ma non poi così irrazionale.
Una realtà come metafora sociale che si aggiunge a lezioni di grande spessore tenute da un professore che rivive ciò che, incredibilmente, l’ha condotto in prigione.
Ricorda un po’ il professor John Keating de “L’attimo fuggente” che invita i suoi studenti a distinguersi e a non soccombere ma che invece, come ci narra, gli costerà la libertà.
Una storia che ci viene narrata attraverso un insieme di racconti, che all’inizio a parer mio fatica a decollare, ma che riesce nella seconda parte a conquistare.
Capitoli intensi, inseriti in modo un po’ disordinato a parer mio, forse per dare al lettore la facoltà di creare la storia e l’interpretazione della stessa.
Mi aspettavo una storia più romanzata, “La Prigione di carta” è invece un libro adatto a chi ama la riflessione, spicchi di pensiero racchiusi tra le righe e fermi ad attendere di essere colti dal lettore, attento e impegnato.
Un libro di spessore, un inno alla libertà, una dichiarazione d’amore alla scrittura, un pozzo di attualità.
Marco Onnembo, nato a Eboli nel 1976, è un dirigente d’azienda e giornalista. Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione e il Master in Giornalismo alla Luiss nel 2001, si è specializzato in Marketing presso la Wharton School di Filadelfia e la Graduate School of Business di Chicago. Ha collaborato con numerose testate giornalistiche, quali Affari & Finanza – la Repubblica, Panorama, Economy, Radiocor – Il Sole 24 ORE. Negli anni, ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità in importanti gruppi quali Finmeccanica, Guru, Ferrari, Telecom Italia. Ora è in Cassa Depositi e Prestiti.