Pezzi da museo. Ventidue collezioni straordinarie nel racconto di grandi scrittori
– A cura di Maggie Fergusson –
«Questi tour di musei famosi e inconsueti hanno la bellezza e l’emozione di una vera visita» (Kirkus Review).
Formato: Copertina flessibile
Giudizio Sintetico
Se amate l’arte e i musei ma, soprattutto se amate le emozioni che nascono in questi luoghi e se amate i racconti, Pezzi da museo è un libro imperdibile.
Ventidue grandi autori ci conducono in altrettanti musei sparsi in tutto il mondo – alcuni molto noti come il Prado di Madrid o il Muée Rodin di Parigi, altri più sconosciuti, come il museo degli Abba a Stoccolma, il museo della Letteratura di Odessa o il Museo delle Relazioni interrotte di Zagabria – facendoci giungere in modo netto la bellezza di questi luoghi ma, soprattutto, mettendo in risalto le atmosfere e i personaggi che li hanno animati, unitamente al significato delle collezioni che ospitano e degli oggetti in mostra, piccole e/o grandi rappresentazioni del mondo.
I racconti sono tutti ricchissimi di fascino e colpisce la straordinaria sensibilità degli autori nel narrare gli aspetti meno conosciuti e più particolari di quanto si palesa davanti agli occhi di chi osserva (e legge), facendoci rivivere le emozioni di posti che magari abbiamo già visto o accendendo il desiderio e la curiosità di scoprire luoghi in cui le convenzioni museali classiche paiono venire meno, unendo fascino e inusuali misteri.
Questo incontro tra grandi scrittori e grandi musei, edito da Sellerio, si presenta con una raffinatezza rara da trovare tra le pagine di un libro, un incontro in grado di generare racconti che possono essere letti veramente da tutti, facendo sognare e aprire gli occhi su aspetti di carattere culturale, spesso difficili da cogliere.
Leggendo queste pagine, la mia curiosità è stata letteralmente rapita dal racconto di Aminatta Forma, scrittrice britannica di origine sierraleonese, che mi ha permesso di scoprire uno dei musei più insoliti di cui abbia mai sentito parlare: il Museo delle relazioni interrotte di Zagabria, dove sono esposti oggetti donati da ex amanti e i racconti ad essi legati. E poi, da estimatore della letteratura irlandese, ho letteralmente amato il racconto di Roddy Doyle dedicato al Museo della gente comune, un luogo situato nel Lower East Side di New York dove vivevano gli immigrati che giungevano in America a fine ‘800.
Sono pagine con racconti molto variegati, per stile e non solo, una diversità che riguarda i musei descritti, le situazioni, le storie e i personaggi coinvolti, pagine che pongono anche in evidenza il ruolo che queste istituzioni culturali hanno ancora al giorno d’oggi, facendo nascere in chi legge l’interrogativo (e anche qualche risposta) sul fatto se possano essere ancora, o meno, il luogo adatto a soddisfare i bisogni culturali e la curiosità contemporanee; luoghi che però, sicuramente, ancora oggi permettono di di conoscere e scoprire il mondo.
Alla fine, resta anche un altro interrogativo, posto da ognuno di noi a se stesso: qual è il nostro museo preferito? Sarebbe bello raccontarlo.