40 anni
– Marina Mazanishvili –
Una leggenda racconta che quando Dio distribuiva i suoi beni sulla terra, giunto in Georgia fu trattenuto dai suoi abitanti. Lo fecero sedere a tavola e gli offrirono cibo e buon vino, così Dio posò la sua gerla piena di doni e se ne dimenticò.
Formato: Copertina flessibile
Giudizio Sintetico
Tutto iniziò un pomeriggio di Settembre, quando il ragazzo, Patrick, scoprì a Tbilisi un luogo a lui sconosciuto: il poligono. Imparò a sparare e divenne un atleta professionista: ciò gli permise di viaggiare in molti paesi e, allo stesso tempo, comprendere la situazione disperata in cui vessava il suo Paese. Aveva sempre desiderato di fuggire, tuttavia il destino scelse per lui un futuro diverso: divenne un medico militare, viaggiò per mare e per terra, visse sulla sua pelle i dolori della guerra, affrontando avventure che nessuno sarebbe mai stato in grado di immaginare, riuscendo a sopravvivere anche quando la morte sembrava inevitabile. Queste pagine raccontano il percorso di crescita di un ragazzo diventato adulto troppo presto, che ha sacrificato molto per il bene del suo Paese anche a costo della sua vita e che è stato ripagato solamente con ingratitudine, essendo costretto ingiustamente all’esilio. Quarant’anni di ricche e intense emozioni, di rare gioie e immensi dolori per onorare la memoria di un bravo uomo, fedele marito e amorevole padre.
Le parole premonitrici di una zingara, un destino segnato in un paese occupato e i sogni che non hanno spazio all’interno del destino di Patrick.
Siamo negli anni 70, la Georgia è occupata dal 1921 quando l’esercito sovietico l’ha incorporata alla Repubblica Sovietica Federativa Transcaucasica.
In questo contesto storico inizia la storia di Patrick, un bambino a cui la storia del paese in cui è nato va stretta, i genitori sono assenti o violenti e, l’unica passione che riuscirà a maturare durante la giovinezza, sarà il poligono di tiro e importanti riconoscimenti ad eventi sportivi come le Spartachiadi, competizione sportiva dell’Unione Sovietica.
Il sogno di divenire medico sfuma quando Patrick si arruola nell’esercito, passando per l’accademia militare, dove però riuscirà ad alternare le esperienze in Marina allo studio di medicina.
Qui inizierà poi il vero cammino di un ragazzo che dovrà sempre fare i conti con le scelte di una vita avventurosa, drammatica e a volte imprevedibile parallelamente alla difficile situazione del suo paese che sempre rimarrà nel suo cuore e che vedrà venti di cambiamento percepiti in tutta Europa alla fine degli anni 80, anni in cui lui maturerà in spirito ed età.
Un ufficiale medico costretto ad assistere e contribuire alla drammaticità della sua nazione che non gli sarà fedele nel momento finale di queste pagine, lasciando aperta una parte finale che l’autrice ci racconterà in un secondo volume.
In questo libro emerge una trama potente, autentica e che bene equilibra fatti storici e esperienza personale.
Marina Mazanishvili, che del protagonista è la figlia, vuole dare a queste pagine una valenza di testimonianza, voce scritta di ciò che il padre ha dovuto vivere e subìre.
Il risultato è un romanzo narrato, che assomiglia quasi ad un diario, con numerosi fatti che ritmicamente si alternano e proseguono in una narrazione fluida, a volte ripetitiva però non di grande impatto ritmico, per intenderci è una testimonianza autentica e non un romanzo di avventura, quindi non spiccano colpi di scena ma gli accadimenti in tutta la loro veridicità.
Se devo segnalare una nota è la totale assenza di editing che mette in evidenza alcune lacune grammaticali che stonano nella narrazione e un’impaginazione imperfetta ma, volendo sottolineare la profondità del racconto, mi sono concentrata unicamente su quello non soffermando la mia valutazione sulla forma ma sul contenuto.