2045 lettere da un passato futuro
– Marko D’Abbruzzi –
“ Perché lo avevano rapito? Perché dargli quella lettera senza nessuna spiegazione? Che probabilità avrebbe avuto uno come lui di sopravvivere nelle zone rosse?“
Formato: Copertina flessibile
Giudizio Sintetico
Mi hanno sempre detto, e per me è un gran complimento, di essere troppo razionale, molto legata a ciò che, nelle variabili di ogni giorno è possibile; certo, c’è spazio anche alla fantasia e ai sogni, ma di certo non a quei parallelismi che spesso sono forzati.
Forse è proprio per la razionalità e le basi attuali di questo romanzo che “2045 lettere da un passato futuro” mi è piaciuto così tanto, come se, alla fine della narrazione, capiamo di essere nel punto zero della storia, quella famosa immagine di una persona (o dell’umanità) ferma davanti ad un bivio e con tutti i mezzi per poter scegliere la cosa migliore anche per le generazioni future.
Viviamo sempre pensando che “c’è ancora tempo”, ma è davvero così? Quanto inciderà il progresso nella perdita di emozioni, umanità e sviluppo sociale?
Ma andiamo con ordine…
Luca è un ragazzo come molti, abbagliato dalle luci e dalla tecnologia del 2045, dove ciò che sei si misura in worldcoin. Il mondo vive in un futuro di apparenze, realtà virtuali e frenesia; tutto dev’essere “socialmente sostenibile” e non c’è spazio per i valori e l’etica umana. In un futuro distopico, derivante da un passato di guerre e tecnologia, la vita sulla terra diventa priva di “umanità”. Chi non riesce a stare al passo con la velocità del cloud non ha più valore. La zona rossa vi attende.
Luca potrebbe essere chiunque, anche uno di noi; un ragazzo che vive e cerca di sopravvivere tra le difficoltà quotidiane di una Roma caotica, frenetica e legata ad un universo moderno dove tutto è controllo e nessuno è uomo, solamente unità.
Il trovarsi indigente e catapultato, per motivi apparentemente misteriosi, nella innominabile zona rossa, dove tutto è possibile, non esistono regole ma solo l’istinto di sopravvivenza, lo metterà a dura prova. Qui non c’è legge, non c’è umanità, non c’è tecnologia ma solo pericolo; quell’istinto animale che si impadronisce dell’uomo quando il pericolo diviene la quotidianità.
L’incontro con Lea e Giulio porterà Luca a disegnare un percorso che ruota attorno ad uno strano foglio lasciato dai rapitori nello zaino.
Un viaggio ha inizio, diverse le mete ma soprattutto i pericoli. Riuscirà Luca a sopravvivere e a trovare le risposte alle domande che lo attanagliano quotidianamente? Cosa ci faccio qui? Cosa vogliono da me? Perché proprio io?
“2045 lettere da un passato futuro” è un romanzo che ho apprezzato molto e per diversi elementi.
Come dicevo in apertura, per la razionalità legata alle variabili che rendono la storia possibile, un (spero) lontano scenario di evoluzione del presente.
Ho apprezzato poi molto la caratterizzazione dei personaggi, la fantasia, la costruzione solida e perfetta di trama e contenuti che mutano e procedono a passo spedito e che catturano l’attenzione del lettore.
Ho letto questo romanzo in poco più di due giorni e mi sono trovata a sperare in un seguito immediato per poter conoscere e apprezzare ancora la storia di Luca e di tutti quei personaggi che riempiono e rendono avvincente questo romanzo.
Infine, il messaggio di grande attualità contenuto in queste pagine è disarmante, è l’ultimo scoglio contro cui il lettore deve imbattersi prima di chiudere la copertina, un invito al cambiamento, all’attenzione e all’importanza dei rapporti umani ma anche e soprattutto di prevenzione e cura per quei pericoli che quotidianamente corriamo relativi all’individualità dell’essere umano.
Marko D’Abbruzzi nasce a Roma nel 1982. Da sempre il mondo della letteratura è per lui la via di evasione dalla realtà di tutti i giorni. Inizia scrivendo racconti e poesie; poi, nel 2007, esce il suo primo romanzo: I cavalieri della speranza. Nel 2010 torna con un volume di formazione: Cattivi Ragazzi. Tra il 2016 e il 2017 pubblica la saga: Le cronache di Ansorac.