Play
– William Bavone –
“Blasfemia!!!” disse il Vecchio guardando in modo sbalordito Davide, “Sono i Pink Floyd. Non puoi chiedere chi sono. E’ come andare in giro a chiedere se il cielo o il sole esistono oppure se sono una proiezione grafica fatta da un tizio che vive in un faro da qualche parte al Polo Nord“
Formato: Copertina flessibile
Giudizio Sintetico
L’uscita in sala di “Bohemian Rapsody” ha permesso alla Queen mania di rinascere, risorgere e contagiare nostalgici genitori ma anche nuove generazioni che, se fino a ieri (ahimè) non conoscevano Freddie Mercury, oggi si trovano a canticchiare le canzoni di uno dei gruppi più amati di sempre.
La pellicola di Bryan Singer è divenuta presto il biopic musicale più visto di sempre portando Bohemian Rapsody nelle chart degli album più venduti in Inghilterra e facendola diventare la canzone più ascoltata nel XX secolo.
Ma quanta musica, quante esperienze passate, che hanno anche costruito mattone dopo mattone la storia italiana e mondiale, rischiano di svanire?
Attraverso “Play” William Bavone ci conduce, con gli occhi di Davide, alla riscoperta della musica passata, delle emozioni ad essa legate e del collegamento emotivo tra musicalità e sentimenti.
Due generazioni lontanissime che si ritrovano su un divano per un caffè. Un confronto che vive tra i ricordi del passato e la tecnologia del presente. Vissuti opposti che discutono tra loro quasi a voler costruire insieme il futuro. Un uomo sulla settantina ed un ragazzo di diciott’anni si incontrano per caso in quel che appare un qualsiasi sabato pomeriggio e la casualità non è altro che un’esperienza indelebile per la memoria dei due. Il più classico dei confronti romanzati si ripropone a noi in chiave moderna e con ricorrenti pause musicali che scandiscono il ritmo di un racconto che, tra una curiosità e l’altra, diventa vivida espressione del pensiero umano. Le contraddizioni di un mondo che corre e si fa sempre più social, incontrano l’attimo ideale per riflettere su cosa realmente possa avere un valore.
“Play” è un romanzo capace di toccare tutte quelle emozioni che ruotano attorno alla nostalgia del passato.
Il presente, spesso carico di individualismo e poca attenzione per il prossimo, è vissuto da Davide e dai suoi genitori come un fastidioso ticchettio, uno scorrere del tempo riempito da futili impegni che non permettono di vedere la bellezza insita nelle piccole cose.
Una settimana con la Play Station in riparazione permette a Davide, ragazzo diciottenne, di conoscere l’anziano vicino e creare un legame tenuto vivo dalla curiosità e dalla musica che riempie le stanze dell’appartamento del Vecchio.
Incontri che durano un caffè e numerati secondo i giorni della settimana, scandiscono il tempo con la monotonia degli schemi quotidiani rendendo gli incontri tra Davide e il Vecchio il vero fulcro, la novità capace di scardinare l’abitudine.
Tra curiosità, confronto e condivisione della vita, questo scambio generazionale si mantiene equilibrato grazie alla musica.
Una riscoperta di personaggi, leggende, retroscena che scandiscono il tempo e lo arricchiscono di riflessioni sulla natura umana, sulla filosofia, sulla vita e su tutto ciò che diviene utile a Davide per arricchire se stesso e la propria famiglia.
Capace di mettere al centro della storia musica e importanza dell’amore familiare, William Bavone ci conduce alla riscoperta della musica, dei protagonisti immortali e di quelle canzoni che hanno tracciato segni indelebili nelle vite delle generazioni passate.
Da Robert Johnson a Fabrizio De André, dai Pink Floyd a Bob Marley, da Jeff Buckley a Guccini e, infine, da Catt Steavens a Lynyrd Skynyrd, il Vecchio rivive il proprio passato donandone piccoli pezzi a Davide che sarà capace di farne prezioso tesoro e comprendere il valore dell’amore e del tempo, l’importanza dei rapporti umani e il pericolo di un mondo che unisce sui social ma divide chi ci sta più vicino.
“Play” è un romanzo attuale e ricco di ironia, non una storia nostalgica e strappalacrime; eppure è in grado di nutrire la curiosità del lettore con aneddoti e storie poco conosciute, far emergere riflessioni sul mondo passato e presente.
La narrazione permette una lettura veloce, il tono e il ritmo sono scanditi in modo ottimale e la trama è indubbiamente creata molto bene e sottilmente pensata con eleganza e raffinatezza.
William Bavone laureato in Economia Aziendale presso l’Università del Sannio-Benevento, ha collaborato con diverse riviste di geopolitica italiane e argentine. E’ analista per la rivista Scenari Internazionali. E’ autore di “Le rivolte gattopardiane” (Anteo Edizioni-2012), vincitore del Premio Nabokov 2014 – sezione Saggi Editi; “Sulle tracce di Simòn Bolìvar” (Anteo Edizioni-2014); “Appunti di geopolitica” (Arduino Sacco Editore-2014); “Eurosisma” (Castelvecchi Editore-2016); “Sul declino della globalizzazione” (Tra Le Righe Libri 2017). Dopo esser nato in Salento e dopo aver vissuto a Roma e a Benevento, oggi vive stabilmente (forse) a Parma.
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Ho letto la recensione e sono subito stata attirata da questo romanzo. Ho dovuto ordinarlo perchè in libreria non c’era, ma è arrivato subito e subito l’ho letto. La lettura è scorrevole, ci suono buoni spunti di riflessione soprattutto per un’insegnante che, come me, vive a contatto con le nuove generazioni. Ho ritrovato la “mia musica” quelli dei tempi miei. Lo consiglio anche se a tratti è un po’ troppo “happy ending”.