L’impossibile perdono.
Storia di Ann figlia delle Pleiadi
– Paola Volpe –
“Infatti, avendo imparato a rinascere dopo ogni esperienza dolorosa o estenuante, in qualche modo lei riusciva a trasmettere gli stessi suoi meccanismi alle persone con cui entrava in contatto, mettendole in condizione di attingere alle loro energie bloccate e di risvegliare la propria creatività, allorquando era necessario uscire da situazioni problematiche.”
Formato: Copertina flessibile
Giudizio Sintetico
Nell’etimologia della parola Pleiadi troviamo un legame con la navigazione, poiché si narra che queste stelle appaiano in cielo nei momenti più opportuni per i naviganti.
La storia di Ann, narrata ne “L’impossibile perdono”, è un saliscendi di avvenimenti che portano il lettore a conoscere e indagare l’amarezza di una vita ferita, stremata e dove la drammaticità non ha mai fine.
L’impossibile perdono è la storia di Ann, una ragazza cresciuta soprattutto nell’ambito di una relazione forte con i tre fratelli, il nonno e Giovanni. Ann si è sempre rapportata al mondo di Madre Natura con cui ha sviluppato un sano senso di “fusionalità”. Forte e coraggiosa supera sempre le difficoltà imposte dalla vita che, nella sequenza drammatica di episodi sgradevoli e talvolta molto duri, la pone di fronte ad un’esperienza particolarmente tragica. Ne rimane completamente abbattuta, con la difficoltà di “risorgere”, priva di energie e di immagini rivitalizzanti. In lei si attiva, dal profondo inconscio, la visione delle Pleiadi, le stelle che nella tradizione indù sono madri di guerrieri. Recupera il rapporto col mondo ed elabora il grande dramma vissuto, tornando ad una concretezza che restituisce un senso alla sua vita. La storia è raccontata dall’Io di Ann, quella dimensione psichica capace di stare sia nella coscienza che nell’inconscio, sapendo rivedere ed entrare in contatto con le immagini dimenticate, rimosse, per mettere in atto meccanismi che liberano le energie rigenerative bloccate nel male e dal male.
La storia di Ann inizia con la narrazione di un dolce ricordo legato alla ragazza, all’epoca quattordicenne e dei rapporti felici della sua vita.
Il nonno, il fratello Edoardo, il Signor Giovanni e la natura, il mare e il cielo stellato delle estati nel Gargano.
Terminato questo racconto è l’”IO” di Ann a prendere la parola, la parte inconscia della ragazza, che ci racconta in primis l’infanzia della protagonista, segnata e drammatic,a che ha “crepato” e minato la sicurezza della protagonista, soprattutto la cattiveria della madre e l’indifferenza del padre.
I racconti che si susseguono hanno caratteristiche che si ripetono, fattori comuni che, da una parte, sottolineano la forza interiore di Ann e l’allenamento per creare una “corazza” emotiva e, dall’altra, oppongono le persone che ne hanno influenzato la crescita in modo positivo o negativo.
La natura ha un ruolo importante, nicchia di silenzio e riflessione che aiuta Ann a stare bene e a fuggire dai mali della sua infanzia, mali che toccano sempre anche la sfera sessuale, istintiva e animale e, in poca parte, amorosa.
Quando i rapporti con la famiglia sembrano aver preso il corso giusto e la vita di Ann la miglior prospettiva, un evento drammatico e orribile riesce a crollare le poche certezze della protagonista ormai donna, portando il lettore di fronte alla natura ingiusta dell’animo umano e alla forza disumana a cui Ann ricorre per tornare a galla dopo la tempesta.
Una storia che parla di male, di drammaticità ma anche di forza interiore, di coscienza e di rapporti umani sani, l’ambivalenza della natura umana, dei sentimenti e la voce potente della coscienza che risiede nel nostro inconscio.
Il romanzo di Paola Volpe racconta una storia che fa male, graffia, scuote e lascia una profonda ferita a fine lettura.
Il fine dell’autrice è, a parer mio, quello di voler dar voce alle emozioni e alle forze interiori che permettono di rialzarsi ad ogni ostacolo che la vita ci fa trovare lungo il cammino, anche se questi ostacoli sono prodotto del male, della violenza e del dolore più grande che una persona possa provare.
Un ruolo fondamentale per comprendere questo romanzo è capire la figura dell’autrice, la sua professione di psicologa e il racconto della dimensione psichica di Ann che rivive le immagini ormai lontane e dimenticate per rigenerarsi dopo il dolore più buio.
Ann è una combattiva, è una donna che non si arrende, che rimane aggrappata alla vita anche dopo che in molti hanno cercato di strapparle pezzi di essa.
Un romanzo duro, cupo, carico di violenza e di orrori, una lettura difficile da affrontare, una storia che fa male.
E’ difficile dare un giudizio ad un libro del genere poiché bisognerebbe separare la parte narrativa dal significato intrinseco della storia. le mie tre stelle sono indicative ma rispecchiano il MIO gusto, volendo essere sincera nel dirvi che è stata una lettura impegnativa, che mi ha fatto male, che forse non ero abbastanza forte per affrontare.
La narrazione, per quanto fluida, contiene una storia a tratti paradossale. Sicuramente carica di dramma ma poco credibile nell’accanimento del destino nei confronti della protagonista.
Ci sono ben pochi spiragli positivi nella storia di Ann e il lettore fatica a trovare la forza per proseguire.
Dal lato del contenuto invece, la sofferenza è necessaria per comprendere, affrontare e capire.
Un romanzo sicuramente adatto a chi ama indagare la mente umana, la psicologia e i sentimenti, una lettura adatta a chi vuole indagare la rinascita a seguito del dolore e che desidera affrontare la violenza nella sua origine freudiana sessuale, e addirittura legata alla psicopatia.
Paola Volpe, biologa e psicologa, è autrice di articoli professionali e della raccolta di poesie, a contenuto delicatamente erotico, Afrodisiaco pane (ed. Di Renzo Roma, 2002). Ha collaborato con riviste di cultura generale; ha organizzato e condotto attività di conferenze del Cenacolo, Cerchio di psicologia archetipica nella città di Pescara; ha curato seminari di psicologia presso le Università di Teramo e Chieti. Appassionata di musica, fa parte della qualificata Schola Gregoriana Piergiorgio Righele, vincitrice di concorsi internazionali, e del coro dell’Accademia Pescarese. “L’impossibile perdono” rappresenta la sua prima esperienza narrativa dettata da una sfida con se stessa.
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