Eccoci pronti per il #curiosiamoci di oggi.
Stavo osservando la mia libreria quando ho intravisto questa edizione de “I promessi sposi” del 1968, probabilmente un’edizione utilizzata a scuola da mamma o papà, zii vari e chi più ne ha più ne metta.
Siamo abituati a conoscere Alessandro Manzoni già dai primi anni di scuola anche se, e lo confesso con vergogna, non ho mai terminato il suo scritto più famoso.
Mi sono quindi imposta, nella mia eterna pigrizia, di soffiare sul fuoco della curiosità che mi pervade dalla nascita di Libriamoci e cercare qualche curiosità su quest’opera famosa, amata e conosciuta (almeno il nome) da tutti!
Un romanzo avviato in eta non piu giovane, senza alcun segnale e neppur presagio nelle opere precedenti che potesse far pensare ad una scelta narrativa di tale impegno da configurare i Promessi sposi non solo come il lifework di Manzoni, ma una pietra angolare della moderna narrativa italiana ed europea. Un romanzo elaborato nel fervido clima romantico ancora attraversato da discussioni e polemiche sulla legittimita letteraria del genere, che non ruota attorno ad un ‘eroe’ protagonista, ma coinvolge un coro di personaggi d’invenzione o evocati dal buio di un passato storico correndo il duplice rischio di fare degli uni ‘tipi’ astratti, degli altri maschere stravolte per una messinscena di storia romanzata. Un romanzo che si nutre della indagine storica su un periodo di decadenza della terra di Lombardia, tanto rigorosa, quanto i tempi potevano consentire (al punto da assumere il sottotitolo inequivocabile di ‘storia milanese’), che lascia tuttavia nel lettore piu avvertito l’impressione di una grandiosa allegoria della tragicita della condizione umana. Un romanzo che, dopo aver fatto spremere ‘il sugo di tutta la storia’ a padre Cristoforo (‘Amatevi come compagni di viaggio, con questo pensiero d’avere a lasciarvi’), stende un’ombra sull’apparente happy end domestico, cosi che la rete di cautele che dovrebbe proteggere Renzo, ormai reso edotto dei casi della vita, e impietosamente quanto serenamente lacerata da Lucia: ‘lo non sono andata a cercare i guai: sono loro che son venuti a cercar me’.”
I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni è, prima di tutto, un importante romanzo storico, permette infatti di conoscere e indagare fatti realmente accaduti, soprattutto attraverso i luoghi in cui è ambientato. Proprio per questo motivo, anche se i fatti sono frutto della fantasia dell’autore, eventi come la peste del 1630 e molti altri narrati, rendono il romanzo una FACTION, un mix di “fact” e “fiction”.
PERSONAGGI: Se Renzo e Lucia sono frutto della fantasia del Manzoni, lo stesso non si può dire di altri personaggi realmente esistiti. Il Cardinale Borromeo è il più famoso. Ma non l’unico. La Monaca di Monza è ispirata alla figura di Marianna de Leyva (1575-1650), primogenita di una nobile famiglia spagnola, che la obbligò a prendere i voti a 16 anni, e che in convento ebbe una tresca con Gian Paolo Osio, da cui ebbe due figli. L’Innominato è ritenuto dagli storici figura ketteraria ispirata a Francesco Bernardino Visconti, ma anche Don Rodrigo avrebbe il suo corrispettivo reale: il nobile veneto Paolo Orgiano, vissuto nel 600 e accusato di violenza su una giovane donna.
LUOGHI. Il luogo simbolo della Milano al tempo della peste “manzoniana” è il Lazzaretto, il ghetto-ospedale dove venivano reclusi e più o meno curati (o lasciati morire) i contagiati. Manzoni vi ambienta una delle scene clou del romanzo. Il Lazzaretto, una fortificazione rettangolare, circondata da un fossato pieno d’acqua, sorgeva dal 1509 in quella che oggi è conosciuta come la zona di Porta Venezia a Milano, dove è ancora possibile vederne un piccolo tratto, perché il resto dell’edificio è stato demolito tra il 1882 e il 1890, La chiesa ottogonale di San Carlo al Lazzareto, che si trovava al centro del Lazzaretto, è ancora esistente, e si può vedere a Largo Fra Paolo Bellintani a Milano.
IL LIBRO: Manzoni, che per arrivare alla stesura definitiva dei Promessi Sposi ci aveva messo circa 21 anni, non pubblicò il suo Romanzo tutto in una volta. L’edizione definitiva, la Quarantana, vide la luce in 108 “episodi” (dispense) settimanali, che tennero i lettori sulle spine per 2 anni, proprio come avviene oggi con le serie tv di successo.
PIRATERIA: Il fenomeno della pirateria era diffuso anche ai tempi di Manzoni: le dispense dei Promessi Sposi, molto richieste, venivano spesso contraffatte, così all’autore venne l’idea di inserire alcune illustrazioni tra le pagine e le commissionò a Francesco Gonin: in questo modo sarebbe stato più difficile contraffare le copie.
CURIOSITÀ CULINARIE. Dal cavolo al cappone, la tavola nei Promessi Sposi, anticipa alcune tradizioni della cucina lombarda. Non può mancare la polenta, che viene descritta come “piccola polenta bigia” cioè grigiastra, poiché, la polenta di cui si parla nei Promessi Sposi è a base di grano saraceno, molto diffuso nelle valli del nord.