Transiberiana
– Vittorio Russo –
“Si dice che fare un viaggio con gli occhi aperti a ogni curiosità è come leggere cento libri in una volta sola. Bene, questo viaggio asiatico è stata un’esperienza inimmaginabile. Se è vero il detto di cui sopra, parafrasandolo, potrei dire di aver letto una intera biblioteca in una volta sola. E in questa biblioteca si inseriscono queste note di viaggio, messe insieme sulla scorta di ricordi, di foto, di conversazioni e di immagini.”
Formato: Copertina flessibile
Giudizio Sintetico
Quello scritto da Vittorio Russo, non è “semplicemente” uno splendido racconto di viaggio di uno dei pochissimi viaggi epici rimasti al giorno d’oggi, è un bellissimo resoconto di un’umanità variegata tanto quanto i paesaggi che la ferrovia più lunga del mondo attraversa per collegare Mosca a Vladivostok.
Quasi 200 pagine connotate da un linguaggio raffinato che contribuisce a tenere alla larga il rischio della banalità in cui spesso incorre la letteratura di viaggio del giorno d’oggi, consentono a chi legge di vivere quasi “in presa diretta” le situazioni descritte, con una precisione e un’accuratezza che a volte pare quasi di percepire gli odori dello scompartimento e lo sferragliare cadenzato delle ruote sulla linea ferrata.
Dodicimila chilometri, 30 giorni di viaggio e 9 fusi orari attraversati che Vittorio Russo racconta in modo unico, conducendo il lettore in un viaggio tra Europa ed estremo oriente russo in cui i protagonisti sono i volti, gli sguardi e i particolari di vita delle persone incontrate che animano universi lontanissimi dalla nostra quotidianità; un viaggio in cui le dimensioni di spazio e tempo paiono essere quelle di un’epoca che non esiste più, in un’era, quella di oggi, dove la sfida è quella di collegare luoghi sempre più lontani nel più breve tempo possibile, magari senza scalo.
Transiberiana, ha tutto il sapore dei resoconti di viaggio di oltre un secolo fa; un libro ricco di descrizioni, fotografie e ed emozioni raccolte, elaborate e proposte al lettore con grande tatto e altrettanta puntualità.
Vittorio Russo (insieme al compagno Vincenzo) ha dimostrato di affrontare un viaggio vero da vero viaggiatore, raccogliendo particolari, descrivendo situazioni, spaccati di vita, emozionandosi e facendo trasparire la giusta dose di emozione ed incertezza di fronte all’ignoto che ogni viaggio rappresenta. E poi ci sono delle perle uniche come la storia degli scalpellini friulani del Bajkal, un racconto poco conosciuto che unisce la storia e le vite di nostri connazionali con luoghi che molti, anche nell’epoca del gps, non saprebbero trovare sulla cartina geografica.
Vi sono dei passaggi che paiono quasi delle favole grazie alla capacità dell’autore di coglierne le sfumature più delicate elevando la concretezza della quotidianità ad un livello quasi spirituale.
Transiberiana, sicuramente, non è un racconto banale ma, soprattutto, è un viaggio colto ed è il resoconto di un’esperienza unica compiuta da un uomo con un’abbondante dose di maturità e con uno sguardo molto attento ai caratteri e alle caratteristiche esteriori del viaggio ma, con una particolare attenzione agli aspetti di arricchimento interiore di chi ha saputo vivere questo viaggio con un’indispensabile dose di romanticismo.
E’ un libro per chi ama viaggiare, per chi ama andare alla scoperta e per chi apprezza le descrizioni di alto profilo di luoghi e persone.
Vittorio Russo. Capitano di lungo corso, è giornalista, viaggiatore e scrittore di saggi e racconti. Ha pubblicato ricerche e studi sulle origini delle religioni e del cristianesimo tra cui Il Gesù storico (Editrice Fiorentino, 1978), vincitore del premio Montecatini 1980 per la saggistica. È autore di antologie narrative e romanzi come La decima musa (M. D’Auria Editore, 2005), Quando Dio scende in terra (Sandro Teti Editore, 2011) e La porta degli esili sogni (Cairo Editore, 2017). Dai suoi viaggi sono nati libri che intrecciano geografica, mito e storia, tra questi India mistica e misteriosa (2008), Sulle orme di Alessandro Magno (2009) e L’India nel cuore (2012) premio letterario Albori 2012 e finalista al premio Rea 2013.
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