La sposa italiana
– Adriana Trigiani –
“I poveri di Little Italy erano diversi da quelli che conosceva Ciro. Sulla montagna indossavano vestiti di tessuti resistenti. Il loro velluto era la lana cotta; bottoni e rifiniture erano un lusso riservato agli indumenti che si usavano nei giorni di festa, ai matrimoni e ai funerali. Gli italiani di New York utilizzavano le stesse stoffe, ma con l’aggiunta di cappelli sbarazzini, fibbie dorate e bottoni luccicanti. Le donne, truccate con rossetto e belletto, portavano anelli d’oro ad ogni dito. Parlavano a voce alta e gesticolavano in modo teatrale. Sulle Alpi italiane, quel comportamento era considerato grossolano…”
Formato: Copertina flessibile
Giudizio Sintetico
Mi è capitato poche volte di leggere un romanzo così completo e nostalgico, figlio di una Patria che in un’epoca non poi così lontana, ha visto famiglie separarsi per tentare di costruire una vita nuova attraversando l’Oceano Atlantico.
La storia che Adriana Trigiani (americana di origini italiane) ha scritto, è una storia che intreccia alla fantasia, le vicende dei nonni della scrittrice, un uomo e una donna delle Alpi, emigrati a Hoboken e protagonisti di una storia di sacrifici, amore e speranza – ma soprattutto una famiglia d’origine mai dimenticata – che ha permesso all’autrice di creare un romanzo meraviglioso, uno dei più belli mai letti.
Bergamo, 1910. C’è tutta la gioia del primo amore nel legame che unisce Enza e Ciro: bellissima e volitiva lei, energico e riflessivo lui, già immaginano la loro vita insieme, a onta delle difficoltà concrete, quotidiane, del loro villaggio tra i monti. Ma il destino ha deciso diversamente: Ciro scopre un segreto troppo grande per il suo animo semplice e viene costretto ad andarsene lontano, addirittura al di là dell’oceano. Finirà per lavorare come apprendista nella bottega di un calzolaio a New York, a Little Italy. E in quel mondo nuovo, frenetico e pieno di possibilità, il pensiero di Enza pare sempre più lontano, sempre più sfumato… È la povertà che spinge la famiglia di Enza a compiere lo stesso viaggio verso l’America. Ferita dall’abbandono di Ciro, la ragazza si dedica anima e corpo al suo lavoro di ricamatrice e, ben presto, inizia a lavorare al Metropolitan, dove realizza abiti lussuosi per le star dell’opera lirica. Ed è lì che incontra un ricco e affascinante americano, deciso a farle dimenticare quell’amore che appartiene a un altro tempo e a un altro continente… Non sapendo di vivere nella stessa città, Enza e Ciro s’incamminano su strade sempre più divergenti: il successo negli affari per lui e la promessa di una vita agiata per lei. Il passato è dimenticato, il presente è sereno, il futuro sembra tracciato. Poi, un giorno, Enza e Ciro si incontrano di nuovo. E tutto cambia.
La storia di Enza e Ciro narra la preziosità della vita e lo fa attraverso una storia che inizia con la sofferenza, snodo utile e cruciale al fine di intraprendere un viaggio verso l’ignoto e la speranza, continua con la determinazione e finisce con la consapevolezza e l’amore in molteplici forme.
La lucidità e la precisione nelle descrizioni delle Alpi bergamasche prima, e della New York di inizio 900 poi, rendono la storia autentica e apprezzabile da chiunque, soprattutto da noi italiani, conoscitori in quanto figli, di quelle generazioni di emigrati costretti a lasciare l’Italia in cerca di una vita migliore o obbligati a lasciare la famiglia per guadagnare meglio;
La trama è completa perché tocca temi storicamente commoventi unendoli ad una storia d’amore e di ricerca dei sentimenti avvincente e intrigante.
Dalle povere Alpi ai transatlantici divisi per classi, da Ellis Island a Little Italy, dalle botteghe artigiane al Met con Enrico Caruso e gli gnocchi burro e salvia, queste sono tante le note italiane in una sinfonia americana che si fondono e creano una musica celestiale e originale.
I protagonisti, Enza e Ciro, sembrano vivere su due parallele vicine ma destinate a non unirsi mai; il lettore spera e sogna, li segue in ogni passo, sperando di capire come, le nuove vite americane possano convivere con gli affetti lontani e poi toccarsi per non lasciarsi più.
Le tre parti in cui è divisa la storia, che attraversa l’intera vita dei protagonisti e la prima metà del 900, scandisce il ritmo di una storia che vive di sentimenti variegati e obiettivi diversi; vediamo prima un paesino povero e ingiustizie che determinano i destini, abbandono e drammaticità, per passare poi a persone che soffrono la lontananza dalla famiglia, sole in terra straniera e piccole scelte che portano a grandi soddisfazioni, per arrivare alla terza parte ricca di amore e realtà, e poi la vita che chiede il conto ma che restituisce sempre in qualche modo.
Non potrei essere mai abbastanza esaustiva e precisa nel descrivere ciò che questo romanzo mi ha lasciato, un mix di emozioni che sono cambiate di pagina in pagina e che mi hanno accompagnata per tutta la durata della lettura: sicuramente nostalgia perché i protagonisti mi mancheranno, speranza per una storia d’amore impossibile, rabbia per le note ingiuste e arroganti, felicità nei momenti di spensieratezza e lacrime in un momento particolarmente drammatico.
Adriana Trigiani scrive con una vena d’amore, si sente il sentimento forte nei confronti di quei nonni che hanno vissuto d’amore e sacrifici, lo fa con grande bravura e senza mai risultare prolissa nelle descrizioni o sbrigativa nello scorrere del tempo.
Un libro semplicemente perfetto che ho apprezzato dalla prima all’ultima pagina e che, sono certa, mi mancherà per tanti e diversi motivi.
Adriana Trigiani è autrice, sceneggiatrice, regista e produttrice. Nata in Virginia da una famiglia di origini italiane, ha studiato Teatro al Saint Mary’s College di Notre Dame, in Indiana. Ha scritto opere teatrali e sceneggiature per il cinema. Ha anche diretto il film I segreti di Big Stone Gap, tratto da un suo romanzo, con Whoopi Goldberg e Ashley Judd. Ma sono stati i suoi romanzi tradotti in tutto il mondo, a darle un’enorme popolarità: La sposa italiana, in particolare, è stato un best seller del New York Times ed è stato definito da Usa Today il suo miglior romanzo. Forse anche perché direttamente ispirato alle vicende dei nonni dell’autrice, entrambi emigranti dall’Italia.
Ce l’ho, giuro! L’ho acquistato e sta lì che mi aspetta. Spero, tempo permettendo, di riuscire a leggerlo quanto prima, soprattutto dopo questa meravigliosa recensione!
Ne ho letto la prima parte e un poco della seconda. Poi ho smesso, non perdono che l’autrice scriva che le monache del convento usino le uova tra gli ingredienti per fare il pane e che uno dei due fratelli vada in due giorni con il traghetto (sic) da Venezia a Le Havre.