Il giglio di fuoco
– Vic Echegoyen –
“Vostra figlia è accusata di aver ucciso Madame e di atti di stregoneria…”
Formato: Copertina flessibile
Giudizio Sintetico
C’è una storia che pochi conoscono, una figura femminile che, nell’epoca delle famiglie aristocratiche e della sete di potere, venne cancellata da qualsiasi genealogia della famiglia Richelieu, soprattutto dopo l’ascesa del fratello Armand alla corte di Francia prima come vescovo e poi come cardinale consigliere fidato e burattinaio dei reali francesi.
Siamo alla fine del 1500, e questa donna è Isabelle du Plessis, sorella minore del famoso cardinale, colpevole di essersi innamorata di un uomo di rango inferiore, un semplice medico rispondente al nome di Louis Pidoux.
I due, costretti a fuggire per non pagare le conseguenze di questa unione, fuggirono in Franca Contea, piccolo spazio indipendente nella chiacchierata Francia di Luigi XIII.
La storia si mescola con il romanzo e qui, inizia il viaggio di Léon, segretario di Stato e capo delle spie di Richelieu che desidera ardentemente la cattura di una spia pericolosa per il paese, una donna capace di imbrogliare e uccidere nelle due corti più importanti d’Europa, una donna spietata ma in grado di sbriciolare la solennità del cardinale se solo si venisse alla luce la realtà…
Inizia quindi il racconto della figlia di Isabelle e Louis e delle sfortunate coincidenze che la portarono a vagare per l’Europa come innocente vittima e colpevole carnefice di avvenimenti variegati ma ombrati dalla cattiveria e dalle ingiustizie del tempo.
Tra misteriose morti, avvelenamenti, unione di sacro e profano, strategie politiche e intrighi di corte, verrà narrata la storia, tra passato e presente di una donna fantasma che ha saputo vivere la vita di corte ad un palmo da colui che ha rovinato per sempre la sua infanzia, lo zio e cardinale Richelieu.
Quando, alla fine del romanzo, ho letto che “Il giglio di fuoco” è il primo romanzo di Vic Echegoyen ho strabuzzato gli occhi.
Sembra impossibile che un esordio possa essere così completo, accurato storicamente e coinvolgente.
La caratteristica che mi ha colpita maggiormente è la capacità dell’autrice di saper percorrere un arco temporale di più di quarant’anni in modo elegante e ordinato, permettendo al lettore di non perdersi mai e di poter ultimare la lettura avendo ben presente le due “spaccature” storiche in cui è ambientata questa avventura.
Unire poi, personalità storiche a personaggi di pura fantasia in una trama così perfetta, unisce realtà e immaginazione in una danza perfetta.
Tutti conoscono Richelieu ma pochi la storia della sorella maledetta e dimenticata.
La storia di Lise Pidoux ci viene raccontata da narratori sempre diversi, dalla mamma, dal papà, da un eremita, da una delinquente e dalla stessa Lise, in un’ordinata narrazione che non confonde ma che accentua e arricchisce di dettagli i risvolti di una vita intera.
C’è poca ricerca e molta macchinazione della stessa donna, all’interno di questo romanzo, un’avventura che dovrebbe acquistare movimento nell’ultima parte e che invece un po’ si fossilizza alla corte di Francia tra malcontento e vizi amorosi e di potere.
Un’altra piccola mancanza che ho trovato è l’inadeguatezza e la carenza dei riferimenti storici sulla situazione politica e le tensioni conflittuali con l’Inghilterra, la divisione delle aree francesi (per le quali bisogna aiutarsi con Wikipedia) e la carenza di riferimenti storici utili a comprendere meglio il quadro etico, politico e giuridico della Francia.
Rimane però anche da constatare come, in un’epoca di matrimoni combinati e sottomissione della donna, con questo romanzo l’autrice voglia creare una storia partendo da una vera ribellione epocale, il rifiuto di sposare un uomo, in corde con la famiglia, per il medico Louis Pidoux e due spaccati giuridici, che si trovano all’interno della storia, che danno grande impatto e drammaticità sulla condizione della donna di fronte alla giustizia.
Oltre a queste piccole mancanze, “Il giglio di fuoco” ammalia e sorprende per stile e qualità, cattura e non lascia il lettore, seppur con difficoltà, fino alla fine, nell’attesa e nella speranza di un finale degno degli avvenimenti racchiusi nelle pagine.
Vic Echegoyen
è nata a Madrid nel 1969. Figlia d’arte, proviene da una famiglia ispano-ungherese di musicisti, cineasti, pittori e scrittori (tra questi Sándor Márai e Imre Madách). Vive e lavora tra Vienna, Bruxelles e l’Ungheria. Questo è il suo primo romanzo.