Come tessere di un domino
– Zigmund SKUJIŅŠ –
“ Nonno, cosa dici di tutto questo? – Cosa c’è da dire? Dalle grinfie degli uni in quelle degli altri. Un folle l’abbiamo conosciuto, Dio ci salvi dall’altro.”
Formato: Copertina flessibile
Giudizio Sintetico
La Lettonia è sicuramente uno dei luoghi più ricchi di storia nel panorama europeo baltico, la capitale Riga è un saturo polo culturale, politico ed economico.
Quello che però sfugge a molti di noi nel presente, è l’importanza della storia di questa nazione, un paese che ha visto l’identità nazionale nascere con la prima repubblica indipendente, nel 1918, e la perdita di questa autonomia dieci anni più tardi a causa di invasioni e influenze, per poi acquisire piena libertà e respiro nel 1990.
“Come tessere di un domino” rappresenta un intreccio importante e romanzato tra il ventesimo secolo Lettone e le origini di questo popolo che, nel medioevo, vide i guerrieri teutonici tedeschi assoggettare le popolazioni locali e avviare i primi processi di sviluppo sociale.
Un intreccio in grado di raccontare le difficili convivenze con gli invasori Russi, tedeschi e infine ancora russi del Novecento, gli stermini susseguiti prima della classe nobile e poi degli ebrei ed infine del regime comunista e della mancanza di libertà, in contemporanea al racconto di una Baronessa del XVIII secolo che vede Livonia e Curlandia (attuale suolo lettone) inglobate ai territori russi, una duplice ricerca di nazionalità e di invasione.
Il racconto, che avviene in forma passata, è quello di un bambino, del nonno che lo cresce e di suo fratello.
Il personaggio narrante, uno dei due bambini, e l’autore sono coetanei e questo si avverte nella lucidità del racconto, nei dettagli di giornali, festività, paure e usanze.
La storia narrata inizia poco prima della Seconda Guerra Mondiale quando, in una Lettonia stabile e indipendente, viene avviato il rimpatrio dei tedeschi in seguito al patto Molotov-Ribbentrop.
Secoli dopo l’avvento degli antenati germanici, i tedeschi sono richiamati in patria e, nel Giugno 1940, avviene l’invasione dell’Armata Rossa.
In un contesto familiare numeroso, in una tenuta ippica, vivono il narratore, figlio di una circense che lo ha lasciato in fasce alle cure del nonno, il fratellastro lettone/giapponese, il nonno, una Baronessa e un Aviatore.
Attraverso le vite di questa famiglia allargata, ci viene narrata la vita in Lettonia durante la Seconda Guerra Mondiale e negli anni successivi,l’orrore della deportazione e uccisione della classe dirigente prima e degli ebrei dopo, quando il dominio passò dai russi ai tedeschi e infine, il ritorno alla dominazione russa e le conseguenze legate al comunismo e alla guerra fredda.
Il lavoro del nonno, le pressioni per aiutare i familiari con gli invasori, tratti storici raccontati come ovattati nella quotidianità annullante dell’invasione, i dialoghi tra nonno e nipoti di grande spessore intellettuale e singoli avvenimenti, sono il ritmo e il colore di queste pagine che uniscono storia, humor e fantasia.
Legami di una nazione e di persone costrette a vivere e sottomettersi alla storia, una famiglia particolare che convive con una donna tedesca che sostiene di essere ebrea per sfuggire al rimpatrio forzato, che dovrà sostenere di non esserlo in seguito per evitare la deportazione nel ghetto ebraico, e un Aviatore che si rivelerà assassino e spietato nazista. (e che calcherà il ritratto di un personaggio lettone davvero esistito).
Le vicissitudini familiari di queste persone e della nazione lettone si alternano, nella narrazione, alla storia di una Baronessa vissuta nel XVIII secolo che cerca, aiutata da discutibili personaggi, di ritrovare il marito ferito in guerra e che, tra santoni, imbroglioni e un soldato che sostiene di essere stato cucito alla metà posteriore del marito, porterà la protagonista a vivere situazioni grottesche e avventurose.
La prima pubblicazione Iperborea di romanzo lettone è un’importante e ottima occasione per conoscere questo paese, un paese che ha subito diversi flussi migratori e culturali ma che ha sempre voluto una sua indipendenza e una sua uniformità culturale.
Uno scritto che, con grande qualità, traccia la storia e la arricchisce con racconti e situazioni che ripercorrono la memoria del narratore, coetaneo dell’autore, che sembra rivivere, attraverso il suo scritto, gli anni del Novecento che hanno così tanto influito sul presente pacifico e indipendente del paese.
Un ritratto semplice, che segue le vicissitudini di una famiglia ma che permette, con un linguaggio arguto e a tratti ironico, di riflettere sui temi trattati e sull’importanza legata alla conoscenza di popoli e origini che sembrano così distanti da noi e che invece hanno condiviso gli anni bui del Ventesimo secolo.
Un’ottima opportunità di conoscenza e un bellissimo scritto qualitativo di unione e spirito patriottico.
Bellissima storia familiare che fatica a prendere velocità e che sembra confusa nelle prime pagine per poi, passate le prime cento, prende forma e vita e viene assorbita dal lettore.
La storia legata al Ventesimo Secolo è di grande livello artistico e scritto, una testimonianza romanzata autentica che subisce la storia legata al XVIII secolo, che spesso risulta pesante e “di troppo”.
Zigmunds Skujiņš (Riga, 1926) è uno dei più famosi scrittori baltici del XX secolo, un classico moderno le cui opere in lettone e in traduzione sono state pubblicate in patria e all’estero in oltre sette milioni di copie. Nel corso della sua lunga carriera ha scritto una ventina di romanzi e raccolte di racconti, oltre ad alcune commedie e sceneggiature.