Giudizio sintetico:

Prendiamo un romanzo con personaggi inventati e nomi di fantasia, inseriamoli in un contesto reale frutto di situazioni elaborate a seguito di inchieste dell’autore e interviste “di strada”.

Il risultato è “Gotham City”, elaborato romanzo di Simone Di Meo, giornalista e scrittore capace di unire realismo e finzione in  una storia dall’alto tasso adrenalinico, ferocia e violenza.

Napoli è la Gotham City di Di Meo dove, in un’alternarsi di battute in dialetto stretto, ragazzi appena maggiorenni si fanno strada nella piramide delle “persone che contano”.

Giovani senza scrupoli, derivato di famiglie poco presenti e di una società omertosa dove, con la criminalità e la violenza, si “campa”.

Una faida di Camorra che inizia con la sete di potere e si conclude con lotte interne, soldi e omicidi, droga e lusso, famiglia e armi.

Famiglie che si fanno la guerra e che “arruolano” giovani leve dai nomi strani: Bufalo, Drogato, Capauciello e altri.

I “colombiani”, ragazzi cresciuti a furtarelli catapultati nel mondo del crimine, dove le faide e il controllo sulle persone diventa la legge assoluta, dove lo Stato non entra e dove nessuno deve sentirsi al sicuro.

Il controllo della droga, vestiti griffati, appartamenti di lusso, forza e timore.

Il passaggio dalla strada alla cima del potere  è breve, non si fanno prigionieri, ma le alleanze e l’amicizia basteranno a questi ragazzi senza scrupoli?

Gli ingredienti di questo romanzo ruotano attorno alla portata principale, ovvero la consapevolezza che l’immaginazione dell’autore è solo un dettaglio di un panorama ben radicato nella storia del nostro paese.

Anime macchiate, senza scrupoli, senza pietà o compassione, colpire chiunque e risparmiare nessuno.

Una storia cruda, senza censure capace di smuovere la coscienza del lettore che assiste a violenze inaudite e insensate.

Tatuaggi e slogan rappresentano il “must” di questi ragazzi griffati che conoscono le ombre più cupe della città, l’importanza del silenzio e delle spalle coperte.

Le carceri, gli stadi, le forze dell’ordine, niente e nessuno è pulito, ma ciò che è nata come una grande alleanza tra ragazzi di poco più che vent’anni, si trasformerà in una guerra feroce e senza prigionieri.

Simone Di Meo è un maestro nel presentare al lettore una storia densa di spunti per toccare con mano la drammaticità e la cruda realtà di questi ragazzi, vittime e carnefici in una società omertosa dove forza e violenza si scontrano con la legge della strada, solo il più forte (o il più furbo?!) sopravvive.

Un romanzo sboccato, cruento e ricco di angoli loschi ma di grande importanza per conoscere e toccare la viva drammaticità del tema affrontato.

Una storia che deve rendere consapevoli della società in cui viviamo e della ferocia di ragazzi così giovani “votati” alla violenza, alla ricchezza e alle pistole.

Una delle tante conferme che arrivano dal mondo del giornalismo e dell’inchiesta, dove la scrittura e la notizia sono il pane quotidiano, dove la capacità di donare al lettore autenticità e verità senza censure fanno in modo che la lettura sia scorrevole, ricca e densa di contenuto.

Una lettura veloce anche se di grande spessore, dove i confronti non vanno fatti perché superflui, dove i riflettori  vanno posti sul risultato finale che è un intreccio di finzione e realtà per far conoscere questa nuova generazione di camorristi salita agli onori della cronaca qualche anno fa.

Un grazie speziale a:

che ci ha dato l’opportunità di leggere questo romanzo.