L’egoismo del respiro
Giudizio sintetico
Recensione:
Una trama legata dal filo logico per nulla scontato, ben scritto, carico di suspance e di punti interrogativi, crudo, ordinato, ben definito, con un finale che riesce a riordinare i pezzi di puzzle… .
Un thriller ben riuscito, uno dei migliori libri di autori emergenti che io abbia letto.
Ma andiamo con ordine…
Colton Miller, in prima persona, ci racconta della sua vita, di ciò che ricorda dopo un incidente che ha annebbiato il suo passato fino ai 18 anni, di ciò che è diventato e di come, lucido e consapevole, viva una vita insospettabile e conduca, parallelamente, un’attività terrificante: il killer.
Ancora una volta sapevo di aver fatto la cosa giusta. Saziavo solo un mio disturbo, generato da un inspiegabile bisogno di uccidere chi non meritava di vivere
Se di giorno lavora come cuoco all’Hall bar con i suoi colleghi, finito il turno si trasforma in un’omicida che ha sete di sangue, di far pagare con la vita, l’egoismo che caratterizza un lato delle vittime prescelte.
Perchè Colton Miller non sceglie le vittime a caso, sono tutte macchiate di comportamenti discutibili: tradimenti, furti, imbrogli.. .
La mente di Colton, fredda e lucida, commette omicidi per un motivo che pare sconosciuto, per un richiamo al sangue che non ha un’apparente origine, anche se la scoperta di una malattia ha svegliato una violenza annidata nel radicale inconscio dell’infanzia.
Da quel giorno, la mia vita cambiò radicalmente. Intravidi il sottile filo che congiungeva la vita alla morte, il fascio di luce che irradiava il sangue e il successivo irrigidimento e buio corporeo. Capii che la vita era un bene prezioso, raro e fragile: le persone dovrebbero nutrirsi del proprio respiro, del proprio battito di ciglia, ma non sono in grado di vivere l’essenza di ogni momento consumato. L’umanità non è in grado di ringraziare la vita per ogni secondo trascorso, per ogni momento vissuto, e per ogni occasione accolta.[…] Da quel giorno non ebbi più pietà per nessuno e tramutai il mio sfogo in professione, lavorando con determinazione e furore.
Un uomo senza infanzia, con una madre che non sente da tanto tempo e un padre che non conosce.
Solamente piccoli flashback irrompono nelle giornate, senza motivo apparente, facendo ricordare a Colton, piccoli avvenimenti decisivi della sua infanzia.
A quel tempo la paura del Diavolo mi era stata inculcata per bene, solo con il passare degli anni capii che Satana ero io, che ognuno lo possedeva nell’anima.
La sua vita procede tra il lavoro e gli efferati omicidi commessi, fino a quando un nuovo Serial Killer, un cannibale, fa il suo ingresso nella scena noir delle strade Californiane dove la storia si svolge.
Un serial killer spietato che agisce secondo schemi precisi, colpendo persone unite da un sottile dettaglio.
Gli anni passano e Colton cambia, continua a vivere una vita doppia, tra il ristorante, dove i colleghi sono diventati amici, dove le amicizie sono diventate importanti e dove l’amore ha stravolto dinamiche e personalità, e la costante necessità di punire chi è vittima dell’egoismo.
In questo clima, qualcosa irrompe nella vita del protagonista.
Il serial killer lo prende di mira, lo minaccia con messaggi, sembra conoscerlo bene… .
Da carnefice Colton sembra trasformarsi in vittima, perseguitato da uno strano individuo.
I suoi amici, il suo amore, lui, sono tutti in pericolo.
E da questo punto il romanzo vola e, quello che io chiamo “il punto di non ritorno”, non vi permetterà di staccarvi dalle pagine fino all’ultima riga.
Mi ricordo di aver letto da qualche parte, che un buon thriller o giallo che sia, è narrato bene se, con attenzione e collegamenti intelligenti, il lettore riesce a capire chi si nasconde dietro i misteri del libro.
In questo caso, gli interrogativi erano tanti ma, dopo alcuni collegamenti, avevo ipotizzato la mia teoria, non sbagliando.
Ciò che mi ha colpito di questo romanzo, è leggere che l’autrice, Giada Strapparava, ha scritto questo thriller a diciotto anni.
328 pagine di un’intensità vera, di misteri dai mille interrogativi, la voglia di intrecciare i fatti per trovare le risposte e avvicinarsi, insieme al protagonista, alla verità.
Bene e male che non hanno più senso, che si intrecciano in una serie di avvenimenti dove vittima e carnefice sembrano essere la stessa persona.
Un finale inaspettato, ben descritto, dove il bene non trionfa, perchè il bene non esiste.
Esiste l’egoismo che è il protagonista principale della storia, esistono i sentimenti inaspettati e le conseguenze a cui possono portare.
Mi sono lasciata trasportare dalla trama intricata, dalle descrizioni mai censurate di atti orribili, dagli interrogativi.
Questo romanzo è un ottimo esordio, un riuscitissimo primo romanzo, ha tutte le carte per poter essere apprezzato dagli amanti del genere.
Ho iniziato con i thriller scandinavi, che di scene crude e mai censurate sono carichi, e sono certa, che con i miglioramenti che l’esperienza insegna, Giada Strapparava possa regalarci ancora un bellissimo gioiellino noir come questo.
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