Diario di una squilibrata
Recensione:
Sboccato, esplicito, senza filtri, irriverente….L’HO ADORATO!!!
Inizio da ciò che lo contiene: la copertina!
Quando si vede la copertina si intuisce il ritmo e lo stile del libro che si sta per iniziare a leggere.
La foto è meravigliosa e i colori azzeccatissimi!
Una volta aperto il libro si incontra subito la protagonista, che in una presentazione da quiz televisivo direbbe più o meno così:
“Janis, chiamata così in onore di Janis Joplin, anni 30, romana de Roma, figlia di madre hippie, dallo stile di vita discutibile, e di padre ignoto, sorella di Jim (in onore di Jim Morrison) con tre grandi certezze nella vita: alcool, fumo e sesso!
Quarta certezza: odio viscerale per i cuccioli di uomo!! BAMBINI STATE ALLA LARGA”
Il problema principale di Janis è legato all’alcool che nel tempo, l’ha portata a vivere esperienze talmente oltre al limite della decenza, da portare la sua psicologa, la Dottoressa F., a consigliarle di scrivere un diario al fine di valutare le sue azioni, il suo atteggiamento e la sua vita a mente lucida e non condizionata dalle sbronze quotidiane.
Il libro contiene questo diario, scritto spesso accompagnata da una birra o da una sigaretta:
“Mi accendo una sigaretta e vi racconto…”
Il risultato di questo scritto è il racconto della quotidianità, intervallata da racconti del passato che condizionano il presente e da riflessioni sul futuro e sulla vita, che potrebbe essere influenzata da avvenimenti casuali e non dalle scelte volontarie di Janis…
Janis è una ragazza che vive il presente in modo disordinato, che ritiene che non ci siano responsabilità nella vita tanto grandi da non poter essere affrontate con una bottiglia di birra o di vino in una mano e una sigaretta nell’altra.
Per esigenze economiche, perchè l’affitto e le birre vanno pagati, Janis trova lavoro al “Drunken Cats” dove, tra qualche incertezza iniziale, trova il suo equilibrio e le prime due persone che la trattano con rispetto e affetto sincero, Marco, il titolare e Dario, il barman.
Ad orari improbabili e in condizioni improbabili, Janis torna a casa e riporta fedelmente gli accadimenti quotidiani sul suo diario senza omettere dettagli, spesso volgari e moralmente discutibili, conditi con riflessioni legate al passato e al condizionamento che avvenimenti e una famiglia poco presente hanno portato nella sua vita.
Oltre alla presenza di Marco, Dario, dell’amico Fil e dell’immancabile (e adorabile) micia Sbronza, Janis incontra al “Drunken Cats” il biondone Max, “capelli biondi, occhio color indaco, fisico da surfista, pelle bruciata dal sole. “, che entrerà nella sua vita in punta di piedi e riuscirà a scardinare certezze rese tali da insicurezze, riuscirà a motivare Janis ad avere atteggiamenti meno espliciti e il caso li porterà ad essere tanto vicini quanto a compensarsi l’uno con l’altra, e sarà proprio Janis a capire quanto il passato abbia condizionato il suo modo di pensare e di agire nella vita.
Scappare dai problemi non li elimina me ne rimanda l’incontro.
Questo libro, non lo nascondo, mi è piaciuto tantissimo!
Attraverso la semplicità di un diario e racconti della protagonista, si apprezzano e vivono le esperienze ai limiti della decenza che hanno portato e portano Janis a vivere in modo discutibile.
Attraverso i racconti di esperienze passate si sentono le carenze educative, la mancanza di una figura paterna, l’assenza di responsabilità di quella materna e il rapporto unicamente “di necessità” del fratello.
Da questo passato nascono e vivono ogni giorno delle insicurezze che condizionano il pensiero e il modo di agire della protagonista, oltre al tentativo di nascondere le difficoltà con rapporti privi di coinvolgimento, abuso di alcool e sigarette e un’ingenuità decisamente adolescenziale e meno adatta ai 30 anni di Janis.
Le insicurezze, la necessità di evasione ma soprattutto l’odio per i bambini, sono il risultato di insicure basi sulle quali Janis ha costruito la propria esistenza.
L’arrivo di Max nella vita della protagonista, gli accadimenti che sconvolgono la quotidianità e il reale interessamento nei suoi confronti, porteranno Janis a confrontarsi per la prima volta con qualcuno realmente interessato a lei e le certezze, costruite come un castello inattaccabile, vacilleranno sotto i colpi dell’amore e dell’affetto sincero.
Con un linguaggio sboccato, racconti dettagliatamente volgari, pensieri sconci e situazioni paradossali, l’autrice riesce in modo perfetto, frizzante, allegro, e per nulla scontato a unire una storia divertente e irriverente, affrontando temi per nulla facili come l’abbandono, le responsabilità, le insicurezze e le paure.
Attraverso grandi risate e racconti dal diario di Janis, si arrivano a toccare temi sulla responsabilità e su quanto il destino possa capovolgere la vita e obbligarci ad affrontare quelle situazioni da cui scappiamo da sempre.
Nota: i geniali bigliettini che si trovano all’inizio di alcuni capitoli del padrone di casa e delle scuse di Janis sul ritardo del pagamento dell’affitto, sono il tocco geniale e regalano con tanta semplicità grandi e grasse risate.
Ho trovato geniale questo diario, questo racconto, ciò che dice e ciò che vuole dire.
Ho amato il modo in cui è scritto, le descrizioni, gli avvenimenti e le esperienze passate.
Ho adorato il ritmo, il metodo di scrittura, la velocità di svolta e di racconto.
Ho sorriso e poi mi sono commossa.
Un diario che non bisogna pensare che, per il contenuto divertente e volgare sia scritto in modo elementare, anzi!
L’autrice alterna un linguaggio sboccato ad un filo narrativo lucido e impeccabile, dove termini e tempi verbali sono perfettamente ordinati e corretti, frutto certamente di una conoscenza della lingua italiana per nulla scontata!
L’ho semplicemente divorato (24 ore) perchè potrebbe sembrare un libro allegro e sboccato (lo è), ma nasconde anche profondi significati e riflessioni che danno una parte finale ricca di frasi e momenti commoventi e di riflessione.
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Clarissa Tornese è nata nel 1987 a Roma, città di cui è profondamente innamorata in quanto incasinata e folle, proprio come lei. Nonostante sia laureata in Architettura, alla professione preferisce passare le giornate a scrivere. Oltre ad amare da sempre la scrittura ha un’immensa passione per il vino che, anno dopo anno (o meglio, bicchiere dopo bicchiere) l’ha condotta verso la qualifica professionale come Sommelier.
Per quanto riguarda il resto; le piacciono le piante, detesta la moda, è in perenne ritardo (agli appuntamenti e nella vita in generale) ed ama follemente i gatti.
Ad oggi vive a Roma dove scrive, beve e fa di tutto per non lavorare.
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“Ho un mal di testa allucinante, mi sento come Alice mentre cade nel tunnel all’inseguimento del bianconiglio. Devo assolutamente trovare il Gaviscon. Ieri ho fatto il colloquio di cui vi ho parlato, nel locale a Campo dei Fiori e…no scusate. Non ce la faccio, devo andare a vomitare.”